«Lo sport è vita»: è il grido degli operatori delle palestre, penalizzati dall’ultimo dpcm

Circa 200 persone hanno sfilato dai Quattro Canti a Piazza Indipendenza per manifestare il proprio dissenso nei confronti del Governo Conte per la decisione presa di chiudere le palestre

Una manifestazione esemplare. È importante evidenziarlo subito, visti i fatti di cronaca degli ultimi giorni verificatisi a Napoli, a Roma e a Catania. Un corteo ordinato, civile, distanziato e con mascherina, ha sfilato dai Quattro canti di città fino a Piazza Indipendenza. A protestare per l’ultimo dpcm del Governo, gli operatori delle palestre di Palermo e della provincia. Circa duecento persone che si sono date appuntamento alle 21,00 al centro della città tramite passaparola sul web e che hanno voluto far sentire la propria voce, manifestando il proprio dissenso per la decisione del Governo di chiudere le palestre fino al prossimo 24 novembre. 

Il corteo è giunto a Piazza Indipendenza intorno alle 22,00. Ad attenderli tre camionette della polizia con agenti in tenuta antisommossa. Non c’è stato bisogno del loro intervento. Al grido “lo sport è vita” gli operatori del settore hanno sciolto il corteo e si sono dati appuntamento nei prossimi giorni per nuove forme di protesta. 

LA DIRETTA DI PALERMO LIVE

IL COMUNICATO 

Ci troviamo stasera in piazza a manifestare il nostro dissenso e la nostra rabbia per le nuove imposizioni che ci impongono un altro lungo ed estenuante stop, doppiamente difficile da digerire dopo un’ultima settimana di angoscia e cali di incasso fino all’80% in un periodo cruciale per il bilancio finale di una palestra. Nonostante gli adeguamenti, le misure di prevenzione e sicurezza adottate già dal 25 maggio, nonostante nessun significativo caso di focolaio riconducibile ad una singola struttura sportiva, nonostante l’adozione di sistemi di tracciamento che hanno reso le palestre i luoghi in assoluto più sicuri da frequentare, la scure della chiusura si è abbattuta sui centri sportivi, minacciati nell’ultima diretta “di fare i bravi” e umiliati da un trattamento inquisitorio nell’ultima settimana. E le promesse di ristoro le conosciamo già: indennizzi parziali, incassati dopo mesi. Se per qualcuno la nostra attività non è strettamente necessaria, ribadiamo con decisione cosa facciamo noi: curiamo voi. Curiamo il vostro fisico, curiamo la vostra mente, ascoltiamo le vostre parole, contribuiamo a farvi cambiare in meglio, ci prendiamo cura dei vostri figli. Quello che vedete dietro a dei ragazzi sorridenti in tuta non è un lavoro, ma una vera e propria missione di benessere che portiamo avanti costantemente. Le nostre istanze sono nette e precise: non vogliamo chiusure, non vogliamo indennizzi di fortuna. Abbiamo rispettato, passo passo, ogni protocollo adottato, vi abbiamo ascoltato con disciplina, abbiamo ingoiato amarissimi bocconi, ma ora esigiamo ciò che ci spetta: rispetto e lavoro.”