“Senta oggi se la sbrighi da solo, ho da fare”: nuova legge varata in Regione, stai a casa dal lavoro sul divano | Decide Google

Ondate di calore - fonte pexels - palermolive.it

Ondata di caldo e tutela dei lavoratori, con il caldo molti di loro restano a casa: ecco la mappa del rischio Workclimate

L’Italia è colpita da intense e frequenti ondate di caldo che mettono a rischio la salute, soprattutto di chi lavora all’aperto. Agricoltori, operai edili e addetti alle cave sono tra i più esposti alle alte temperature e al sole diretto per molte ore, con conseguenze potenzialmente gravi. Proprio per questo, la Regione Lazio ha adottato un provvedimento straordinario per proteggere i lavoratori maggiormente a rischio.

Il presidente regionale Francesco Rocca ha firmato un’ordinanza che consente a determinati lavoratori di non svolgere le proprie mansioni durante le ore più calde della giornata, tra le 12:30 e le 16:00, nei giorni in cui il rischio climatico viene classificato come “alto”. Si tratta di una misura che vuole prevenire tragedie come quella di Messaoudi Naceur, bracciante morto per il caldo nel 2023, caso per cui l’Inail ha recentemente riconosciuto l’indennizzo alla famiglia.

Per stabilire quando scatta il divieto, la Regione Lazio si affida alla mappa di Workclimate, che segnala il livello di rischio legato a temperatura e condizioni meteorologiche. Quando l’indicatore segna “alto”, le attività più esposte vengono sospese. L’obiettivo è ridurre l’impatto dei picchi di calore e impedire che l’esposizione diretta al sole provochi colpi di calore, disidratazione e altri gravi danni alla salute.

I lavoratori che possono beneficiare di questa sospensione sono quelli del settore agricolo e florovivaistico, gli operai nei cantieri edili e affini, oltre agli addetti alle cave e alle aree esterne di lavorazione. Sono categorie che, per natura delle mansioni, non hanno ripari adeguati e non possono contare su soluzioni semplici per mitigare gli effetti del caldo estremo. Rocca ha definito il provvedimento un “atto di responsabilità” verso chi si trova quotidianamente in prima linea sotto il sole.

Le eccezioni necessarie

Non tutti i lavoratori possono però beneficiare della sospensione. Restano esclusi coloro che operano in ambiti di pubblica utilità, protezione civile e salvaguardia dei servizi essenziali. Pubbliche amministrazioni, concessionari e appaltatori dovranno comunque garantire misure organizzative specifiche per limitare l’esposizione dei propri dipendenti, prevedendo pause frequenti, turnazioni e strumenti di protezione adeguati.

Oltre all’ordinanza regionale, va ricordato che in Italia esistono già norme nazionali che tutelano i lavoratori dal rischio del caldo estremo. Il datore di lavoro ha l’obbligo di proteggere la salute psicofisica dei dipendenti, predisponendo misure di prevenzione contro lo stress termico. Questo include l’organizzazione di pause in ambienti freschi, la distribuzione di acqua, la modifica degli orari di lavoro per evitare le ore più calde e, ove possibile, l’adozione dello smart working.

Operaio edile – fonte pexels – palermolive.it

La cassa integrazione come soluzione estrema

Se non è possibile ridurre il rischio con questi accorgimenti, la legge prevede anche il ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria. Questa misura si applica quando la temperatura reale o percepita supera i 35 gradi, oppure quando viene disposto dal responsabile della sicurezza. È uno strumento che consente di salvaguardare la salute dei lavoratori senza esporli a rischi insostenibili.

La vicenda dimostra come il tema del lavoro e del caldo estremo non sia più rimandabile. Con i cambiamenti climatici che intensificano le ondate di calore, sarà sempre più necessario introdurre misure preventive strutturali. L’esperienza del Lazio potrebbe fare scuola e spingere altre regioni a introdurre ordinanze simili. Al centro resta la salute dei lavoratori, che deve essere sempre prioritaria rispetto alle esigenze produttive.