Il saluto di Cosimo Scordato all’Albergheria: «Chiediamo perdono»

Dopo oltre 30 anni lascia la parrocchia di San Saverio il prete che ha dato un’identità al quartiere. E proprio ieri ha inaugurato la «Casa della salute»

Padre Scordato si è congedato dalla sua comunità di fedeli con una celebrazione nello stile delle Messe di San Saverio, dove la parola di Dio si fonde con semplicità con le istanze sociali di chi da oltre 30 anni vive questa esperienza pastorale unica e non solo a Palermo. Chiesa piena per quanto consentito dalle norme anti Covid, ma è nel piazzale, davanti al maxi schermo, ciascuno con la sua sediolina, che si è respirata a pieni polmoni quell’aria di appartenenza che è stato il marchio di fabbrica di don Cosimo. Perché fuori c’era la miscela perfetta di ciò che Scordato ha regalato a Palermo, l’incontro tra fede e laicità fondato su valori etici, l’una accanto all’altra senza la pretesa della prevalenza.

È stato un happening, come sempre, perché la partecipazione attiva alla funzione religiosa introduce una maniera pop di nutrirsi di Dio, cogliendo l’essenziale di una dottrina sociale che in questo pezzetto di Palermo vive la sua massima espressione. Cosimo ha celebrato come sempre, schietto nel trasferire la parola di Dio, senza tante concessioni a quel tanto che è stato fatto con lui e grazie a lui tra le strade di Ballarò e in piena Albergheria, chiedendo anzi perdono per ciò che non è stato realizzato e invitando i fedeli a fare altrettanto. Ha citato la ritualità hawaiana in cui chiedere perdono vuol dire sentirsi a proprio agio davanti agli uomini e all’onnipotente per cominciare giorno dopo giorno un percorso comune di redenzione sociale. Ha provato a sottrarsi, con imbarazzo e commozione, all’abbraccio di chi lo segue veramente come un padre, ringraziando per i tanti attestati che gli sono giunti, persino sul pulpito. Una donna glielo ha detto chiaro, in faccia: “Sono arrabbiata con te perché te ne vai”.

E hai voglia di ricordare che la comunità continuerà a vivere, il pensiero di quella donna, depurata dall’istinto della paura dell’abbandono, per più di un attimo ha attraversato le menti di tutti i presenti. Nel giorno del suo addio a San Saverio, Cosimo Scordato si è solo concesso un piccolo ma significativo passaggio che riassume, in fondo, i 30 e passa anni trascorsi nella sua borgata. E così ha tenuto a battesimo “La casa della salute”, una sorta di consultorio creato attraverso la donazione di fedeli, l’intervento finanziario del Rotary, la disponibilità di vari medici specialisti. Un servizio fondamentale, specie di questi tempi, in un quartiere che nonostante tutto non ha perso molte delle sue criticità e dove l’approccio con i temi della salute è più che opportuno che venga dal basso.

Ha resistito alla tentazione della polemica, sorvolando sul fatto che l’uomo che gli sarebbe piaciuto vedere al suo posto andrà invece in un’altra parrocchia di Palermo. Lo ha detto con il sorriso sulle labbra, non lo ha rimarcato, ma lo ha detto. E questo è un peso che grava interamente sulle spalle del vescovo Corrado Lorefice, perché non avere tenuto in conto le mai plateali indicazioni di un uomo che ha saputo creare un modello così efficace di missione pastorale in città appare come negargli quella parte di merito di un’esperienza che, senza una linea di continuità nello stile e nei contenuti, rischia di essere vanificata. Ci consola la consapevolezza che al sorriso di Cosimo non rinunceremo mai, trovandolo nell’eredità di pensiero che ci ha lasciato. Non rinunceremo alla sua capacità di ascolto, alle sue provocazioni che arrivano dritte al cuore, a quella parola che non si capisce mai da quale canale arriva, se dall’uomo o dall’inquilino del piano di sopra. Cosimo ha salutato, ma tutti sappiamo che è vivo e lotterà ancora per molto assieme a noi.