Palermo, scandalo amianto parco Cassarà: assolti l’architetto Polizzi e due imprenditori

Gli avvocati difensori hanno dimostrato che il proprio assistito non si è reso responsabile di alcuna falsa attestazione, né, tanto meno, del reato di disastro doloso per come contestato dalla Procura.

La notizia della chiusura del Parco Cassarà, disposta il 16 aprile del 2014 a distanza di poco tempo dalla sua inaugurazione, dispiacque non poco ai palermitani. Quello che, numeri alla mano, sarebbe stato il più grande parco cittadino dopo La Favorita, non avrebbe potuto più accogliere famiglie e sportivi a causa della presenza di amianto nel sottosuolo. Da allora fu un continuo rimbalzare di colpe e responsabilità, nella speranza, vana, di assistere un giorno alla sua riapertura. Ad essere additato in primis dalla Procura fu Vincenzo Polizzi, l’architetto del Comune di Palermo che rispondeva nella sua qualità di responsabile unico del procedimento per la realizzazione del “Parco Urbano”.

ASSOLUZIONE ANCHE PER GLI IMPRENDITORI CHIAZZESE

Difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Maria Luisa Martorana, fu chiesto che l’imputato venisse giudicato con il rito abbreviato. In quella sede hanno dimostrato che il proprio assistito non si è reso responsabile di alcuna falsa attestazione, né, tanto meno, del reato di disastro doloso per come contestato dalla Procura. La richiesta del rito abbreviato fu altresì avanzata dagli imputati Filippo e Francesco Chiazzese, incaricati dell’esecuzione dei lavori. Difesi dall’avvocato Fabrizio Cordovana, il Gup ha deciso per l’assoluzione. A chiedere la condanna a quattro anni per Vincenzo Polizzi, responsabile della realizzazione del Parco Cassarà, e a due anni e mezzo per gli imprenditori Filippo e Francesco Chiazzese, fu il pm Fabiola Furnari. 

GLI ALTRI IMPUTATI

Con loro, nell’inchiesta su quella che fu definita lo scandalo della “discarica”, vennero Indagati altri sette soggetti tra imprenditori, dipendenti e dirigenti comunali. I reati contestato furono falso, omissione e disastro ambientale. Gli altri hanno, però, scelto il rito ordinario e sono attualmente a giudizio in un processo che si sta svolgendo davanti alla terza sezione del Tribunale. Si tratta di Luigi Trovato e Francesco Savarino (direttori dei lavori), Emanuele Caschetto (legale rappresentante del consorzio che ha realizzato i lavori), di Gianfranco Caccamo, Giorgio Parrino, Michelangelo Morreale ed Eugenio Agnello. Sono stati prosciolti, invece,  Roberto Giaconia e Francesco Fiorino, dirigenti del settore Ambiente di Palazzo delle Aquile, assistiti rispettivamente dagli avvocati Giandomenico Bondì e Carmelo Garrisi.