Operazione a Borgo Vecchio, i commercianti si ribellano alla mafia: 20 arresti

Dopo anni di silenzio, la rivalsa: i commercianti si sono ribellati al pizzo ed ai metodi mafiosi

Paura. Angoscia. Vessazioni. Estorsioni. Tutto finito, almeno a Borgo Vecchio. I commercianti del quadrante di Palermo, infatti, hanno denunciato diversi mafiosi dopo anni di silenzio. Le testimonianze sono state decisive per assestare un colpo violentissimo alla mafia con venti arresti tra boss, gregari ed esattori del clan inchiodati dai Carabinieri. Diverse le accuse, e tutte pesanti, per gli indagati: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti. Ecco tutti i dettagli dell’operazione.

ARRIVO DEGLI ARRESTATI AI PAGLIARELLI (FOTO DI MARCELLA CHIRCHIO IN ESCLUSIVA PER PALERMO LIVE)

A BORGO VECCHIO SI SONO RIBELLATI: MONTI NUOVO REGGENTE

L’indagine del Nucleo Investigativo di Palermo ha fatto nuova luce sul mandamento mafioso di Porta Nuova, andando a focalizzare l’attenzione sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Grazie all’operazione, si è individuato il nuovo reggente mafioso del nucleo familiare, Angelo Monti. L’uomo ha guidato la riorganizzazione del clan dopo essere stato arrestato nel 2017. I commercianti hanno ammesso di pagare il pizzo al mandamento.

LA CONFORMAZIONE DEL CLAN

Oltre al reggente Angelo Monti, già finito in carcere nel 2017, il clan era composto dai “colonelli” della punta dell’organizzazione: Girolamo Monti, fratello del capo, e dal tesoriere Giuseppe Gambino. Gli esattori del pizzo, invece, erano Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Della droga, invece, si occupavano Jari Massimiliano Ingarao, nipote del boss, ed i fratelli. 

LE FOTO DEGLI ARRESTATI

RAPPORTI CON I TIFOSI DEL PALERMO

Secondo gli investigatori, Cosa Nostra avrebbe tentato di evitare scontri tra gruppi ultras del Palermo Calcio: “Non è emerso, però, alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra“. La famiglia del mandamento di Borgo Vecchio, quindi, voleva controllare i rapporti tra i vari gruppi di tifosi evitando scontri all’interno dello stadio “Renzo Barbera”.

IL TENTATO OMICIDIO E LA FESTA PATRONALE

Durante il filone d’indagini, si è fatta luce anche sul tentato omicidio del 12 dicembre 2018 di Giovanni Zimmardi. Gli escutori, Marcello D’India e da Giovanni Bronzino, hanno tentato di togliere la vita all’uomo con un’arma da taglio. Il bersaglio, appartenente al mandamento mafioso di Borgo Vecchio ed incaricato di riscuotere il pizzo, sarebbe stato assalito in macchina, successivamente data alle fiamme. Secondo le ricostruzioni, Zimmardi avrebbe accusato i due aggressori di avere pagato una cena in una trattoria del quartiere con soldi falsi. Le parole dell’uomo hanno scatenato la rabbia omicida.

La lunga mano della mafia, oltretutto, controllava anche le celebrazioni religiose in alcuni quadranti di Palermo, come conferma l’inchiesta dei carabinieri. Per la festa di Madre Sant’Anna, patrona di Borgo Vecchio, l’organizzazione era finita sotto al giogo della mafia.

LA DROGA

Come spiegato in precendenza, la droga era “affare” di Ingarao, nipote del boss, che da casa (era ai domiciliari) organizzava e coordinava tutte le attività legate al commercio degli stupefacenti aiutato da fratelli. Sono stati tutti arrestati, inchiodati dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga.

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