Palermo, 46 anni fa l’omicidio di Boris Giuliano: “Eredità da non disperdere”

Giuliano

Sono passati quarantasei anni dalla morte di Boris Giuliano, capo della Squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia il 21 luglio 1979. Nato a Piazza Armerina, in provincia di Enna, Giuliano viene ricordato per la determinazione e l’innovatività dei metodi applicati nelle indagini, un’eredità da non disperdere che serve da sprone per un continuo impegno contro la mafia.

“A 46 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa, Palermo ricorda il vicequestore Boris Giuliano, pioniere della lotta alla criminalità organizzata, uomo dello Stato che ha dato la vita per la giustizia. Acuto investigatore, innovativo nell’introdurre nuovi metodi di indagine, Boris Giuliano può essere considerato uno dei primi poliziotti ad aver rivoluzionato il modo di combattere la criminalità organizzata” dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. “Ancora oggi la sua resta un’eredità da non disperdere e la sua memoria serve da sprone per un rinnovato impegno civile contro la mafia”.

Il ricordo della figlia

Un lungo post di amore e riflessione, quello scritto sul profilo Facebook, dalla figlia di Boris Selima Giuliano, sovrintendere ai Beni culturali della Regione Siciliana.

“Cosa saremmo noi? Cosa saremmo noi se 46 anni fa una voce alla radio non avesse dato la notizia di una sparatoria in via di Blasi… scrive la donna – cosa saremmo noi se la nostra vita fosse rimasta uguale , normale, serena…Cosa saremmo noi se in tutti questi anni avessimo avuto confronti , consigli , contrasti e abbracci…

Come saremmo diventati ? Saremmo stati migliori forse … o forse saremmo stati solo più “ pieni”e i nostri occhi avrebbero avuto quella luce particolare che ha chi è abituato a vedere in chi ama l’assenso, l’amore e la dolcezza infinita di chi ti adora oltre tutto.

E invece siamo noi, siamo qui, siamo noi e chi è venuto dopo di noi, siamo noi con le nostre storie uguali di figli , fratelli, coniugi e genitori di vittime della mafia …siamo noi che nonostante il tempo percepiamo ancora il vuoto , ci commuoviamo e ci emozioniamo. Siamo noi che continuiamo a sperare e a credere nella giustizia e nello Stato”.