Paella ai topi, scoperto l’ingrediente segreto che ti mangi ogni estate: se sei stato in vacanza qui di sicuro ti è capitato | Da vomito

Paella ai topi - fonte pexels - palermolive.it

Paella valenciana, un piatto dalla storia sorprendente, ma al suo interno c’è un ingrediente disgustoso e impensabile

La paella è il simbolo gastronomico di Valencia, un piatto conosciuto in tutto il mondo e difeso con orgoglio dai suoi abitanti. Per i puristi, la ricetta tradizionale non ammette deviazioni: riso bomba, pollo, coniglio, fagiolini, garrofó e condimenti naturali. Tuttavia, la storia della paella rivela un passato meno noto e molto più sorprendente, legato alla necessità e alla cultura contadina delle zone umide della costa valenciana.

Pochi sanno che tra gli ingredienti originari della paella c’era anche il ratto delle paludi, un roditore diffuso nell’Albufera. Per i contadini e i cacciatori locali rappresentava una fonte di proteine accessibile e abbondante, tanto da essere considerato una prelibatezza. All’epoca non si trattava di una scelta bizzarra, ma di un adattamento alle risorse disponibili. Quell’animale, oggi rifiutato da gran parte dei consumatori, fu dunque parte integrante delle prime versioni del piatto.

La chef catalana María Nicolau ha affrontato l’argomento nel programma radiofonico Hora 25 della Cadena SER, ricordando che “tutte le creature, grandi o piccole, sono state mangiate a un certo punto”. Il suo intervento ha riportato al centro del dibattito il valore culturale delle scelte alimentari. Per Nicolau, ciò che oggi suscita disgusto non è necessariamente diverso, dal punto di vista biologico, da ciò che normalmente accettiamo sulle nostre tavole.

L’idea di cucinare la paella con un roditore provoca repulsione in molti, ma si tratta soprattutto di una questione culturale. Nicolau ha sottolineato come ciò che è normale in una parte del mondo possa apparire inaccettabile in un’altra: in India la carne bovina è proibita per motivi religiosi, negli Stati Uniti il coniglio è poco consumato, mentre in Africa e Sud America insetti e vermi sono considerati fonti proteiche comuni.

Dalla necessità alla tradizione

La storia della paella dimostra come i piatti nascano dall’adattamento all’ambiente. Nelle zone paludose della costa valenciana, oltre ai roditori, era frequente cucinare con anguille, uccelli selvatici o altra piccola selvaggina facilmente reperibile. Solo con il passare del tempo la ricetta si è consolidata in una forma più stabile, fino a diventare il fiore all’occhiello della cucina regionale e patrimonio identitario della Spagna.

La paella, oggi simbolo di convivialità e festa, era in origine un piatto umile, frutto della creatività dei contadini che cucinavano con ciò che avevano a disposizione. L’evoluzione della ricetta riflette il percorso di tante cucine popolari, capaci di trasformare ingredienti poveri e spesso dimenticati in preparazioni raffinate e riconosciute a livello internazionale.

Paella ai topi – fonte pexels – palermolive.it

Le usanze alimentari e i loro simboli

Come osserva Nicolau, la nostra percezione del cibo è fortemente influenzata da fattori culturali e simbolici. L’idea che un ingrediente sia “accettabile” o meno non dipende solo dal gusto, ma dal significato che una comunità attribuisce a quell’alimento. Ciò che un tempo era normale può diventare tabù, e viceversa. La vicenda del ratto delle paludi nella paella valenciana ne è un esempio emblematico.

Ripercorrere le origini della paella non significa proporre il ritorno a ingredienti oggi rifiutati, ma riconoscere che il piatto simbolo di Valencia è il risultato di secoli di adattamenti. La sua forza risiede proprio nella capacità di trasformarsi, passando da cibo di necessità a icona culturale. La memoria del suo passato ricorda che la cucina non è mai immutabile: evolve con le persone, i territori e le tradizioni che la alimentano.