Omicidio Piersanti Mattarella, arrestato ex prefetto di Palermo: “Dopo 45 anni rompono i c…”
La Procura di Palermo ha comunicato che la Dia ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto. Il nome di Piritore è finito all’interno delle indagini sull’omicidio del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. L’accusa è di depistaggio.
“Il fatto – si legge nella nota della Procura guidata da Maurizio de Lucia – si colloca nell’ambito delle indagini che l’ufficio conduce con riferimento all’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, evento che, per la qualità della carica che la vittima svolgeva, assume evidente carattere di ragione di specifico interesse pubblico”. Piritore è stato ascoltato dai pm sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer, mai repertato né sequestrato. Secondo i magistrati l’ex funzionario della Squadra Mobile “ha reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro, con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)”.
Piritore ha raccontato ai pm di di aver inizialmente affidato il guanto all’agente della polizia Scientifica Di Natale che avrebbe dovuto darlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini sul delitto. Il magistrato, sempre secondo le parole dell’ex prefetto, avrebbe poi disposto di fare riavere il reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica e Piritore, a quel punto, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della Polizia scientifica di Palermo, Lauricella, per lo svolgimento degli accertamenti tecnici. Il tutto sarebbe stato annottato.
L’accusa, però, ritiene inverosimile ed illogico quanto raccontato dall’ex funzionario: una prova decisiva, come quella del guanto, sarebbe stata sballottata per giorni senza motivo da un ufficio a un altro. “Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un’attività che ne fece disperdere ogni traccia. – gli contestano invece i pm – Essa iniziò probabilmente a partire dall’intervento sul luogo di ritrovamento della Fiat 127, ove indusse la Polizia scientifica a consegnargli il guanto, sottraendolo al regolare repertamento e contrariamente a ciò che di norma avveniva in tali circostanze”.
Le intercettazioni
Nel settembre 2024 Piritore fu ascoltato dai magistrati e cinque giorni dopo in un dialogo con la moglie diceva “Qualche cosa fanno”. “Tutto quello che mangio mi fa acidità per ora… è lo stress…tu non sai quello che…», diceva alla donna. “E va beh fai male…sbagli…tanto non serve a un cazzo quindi…peggio per te…tutto sto stress ridicolo…”, gli rispondeva lei. “Rompere i coglioni dopo quarantacinque anni…”, proseguiva Piritore. “Qualche cosa fanno”, continuava a insistere. “Ma che fanno…! ribatteva la moglie. “Non fanno un cazzo…dopo quarant’anni che cazzo devono fare…sei tu che sei tipo uccello del malaugurio”. Per i magistrati queste frasi intercettate sono “incompatibili con la posizione di un funzionario che ha compiuto il proprio dovere”.
