È la notte di Agostino alla Noce e le stelle sono rimaste a guardare…

Diciassette anni li avrebbe fatti ieri, ma un tremendo incidente lo ha portato via. Adesso la Noce, con papà Gaspare in prima fila, chiede a gran voce un aiuto, perché nessun altro deve morire così

Decine di palloncini con dentro led luminosi bianchi volano verso il cielo, mentre la folla applaude Agostino, quel piccolo uomo strappato alla Noce e ai suoi familiari in una notte maledetta. Amici e parenti cantano tanti auguri a te, e lui dal cielo sembra gradire, perché quei piccoli cerchi di luce stentano ad andare via. Nonostante il vento muova velocemente le nuvole da est ad ovest, quelle luci restano lì e sembrano danzare sopra la piazza. Poi si allontanano: si fondono e si confondono con le stelle.

Un coro si leva: “Agostino, Agostino“, e il cielo è un’esplosione di colori che illumina la notte. “Agostino è uno di noi“. La casa dei Cardovino è un viavai di persone, tutti vorrebbero salire per abbracciare ancora una volta i familiari, per dare loro un conforto, per proferire una dolce parola… Anche se poi, in questi casi, non si sa mai cosa dire, se non solite frasi di circostanza. Il dolore è troppo grande, troppo violento, troppo e basta per poter dare una carezza ai genitori. Anche se è caldo, molto caldo, l’abbraccio della Noce. Un ultimo saluto, ancora una preghiera nel luogo in cui è morto Agostino, in quella strada maledetta che lo ha strappato alla vita con la sua mano violenta uscita dall’asfalto e che, purtroppo, non lo ridarà più indietro. Almeno non su questa terra, altrove chissà. 


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Gli amici di Agostino adesso intonano una canzone che è diventata la colonna sonora di quel dolore infame: “tu sei la parte migliore di tutto il peggiore” gridano a gran voce. E poi tutti con gli occhi al cielo ad indicare i palloncini. O le stelle, perché ormai non c’è più differenza.

Nessun altro deve morire così, nessun genitore deve soffrire come sto soffrendo io – mi dice Gaspare, il padre di Agostino – dobbiamo fare qualcosa per evitare altro sangue“. Un pensiero generoso, coraggioso, altruista, ma anche un grido d’aiuto che non puó e non deve essere ignorato. Perché di stelle, in cielo, ce ne sono già tante.