Mentre i negozi soffrono, una banca chiede il rientro immediato del fido

In pieno periodo di emergenza coronavirus, succede che una banca ha chiesto ad un commerciante il rientro del fido entro 10 giorni, minacciando la segnalazione alla Banca d’Italia

In piena emergenza coronavirus, quando le banche sono state chiamate ad aiutare il commercio in sofferenza, è successo che una una pasticceria  il 18 marzo 2020 ha ricevuto una pec da una banca con la perentoria richiesta di rientro entro 10 giorni di un fido  di 110mila. Si può dire che, sicuramente, questo  non è uno di quegli «Atti d’amore» che il presidente Conte aveva chiesto agli istituti di credito qualche settimana fa. Nella  richiesta era presente anche la minaccia, in caso di inadempienza, della segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia.

C’È UNA CAUSA IN CORSO

La richiesta dalla Creval l’ha ricevuta la pasticceria Massaro, e il titolare dell’azienda ha definito la pretesa della banca «inaudita». spiegando: «La richiesta di rientro immediato è tecnicamente inammissibile per il semplice fatto che da oltre due anni è in corso una causa per anatocismo, la cui sentenza è attesa per i prossimi mesi». La banca ha ribattuto affermando che l’imprenditore vuole strumentalizzare l’emergenza, perché la richiesta di rientro risale a ben prima della crisi coronavirus,  al febbraio 2017.

«TEMPISTICA MORALMENTE INACCETTABILE»

«Ma è una tempistica moralmente inaccettabile ─  ha tenuto a spiegare Massaro ─, che fra le altre cose non tiene conto del momento storico che stiamo vivendo, della tragedia personale e aziendale che ogni imprenditore affronta in questi giorni, come se le banche ritenessero di essere al di sopra delle regole».  In effetti il contenzioso è iniziato nel 2017, quando il titolare della pasticceria ha citato la banca per anatocismo (interessi su interessi). E adesso, mentre la causa è ancora in corso, e la sentenza è attesa nei prossimi mesi, la banca richiede  il rientro immediato della scopertura.

NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE

«È inaccettabile ─ ha concluso Massaro ─  che questo tipo di intimazione venga fatta mentre aziende come la mia si trovano a fronteggiare una crisi senza precedenti e che lottano per la sopravvivenza.  È un po’ come chiedere questi soldi a un paziente che si trova fra la vita e la morte. Non c’è da parte mia alcun tentativo di strumentalizzazione. Mi pare che i fatti si commentino da soli».