Classe di geni all’Umberto: oltre la metà promossi con 100. Ma c’è chi non è contento

Il dissenso di alcuni genitori: “Complimenti ai ragazzi, ma non tutte le classi hanno avuto docenti cacciatori di 100”

C’è una classe di piccoli geni a Palermo, è la quinta D del liceo classico Umberto di Palermo. Una sorta di rivincita di questo istituto che nella brand reputation dei licei classici ha sempre subìto la predominanza del Garibaldi, icona della medio alta borghesia palermitana, fucina di talenti (fra gli ultimi Luigi Lo Cascio, Claudio Gioè e Paolo Briguglia), punto di riferimento dei fermenti giovanili. E persino nella rivalità con il liceo Meli quasi mai ha prevalso, almeno nell’immaginario collettivo. Ecco, è sempre stata la terza scelta. E ci sono anche ragioni di allocazione fisica che negli anni hanno radicalizzato le differenze di utenza.

I FUORICLASSE

Eppure l’Umberto, già dagli anni ’80, ha silenziosamente integrato al meglio l’offerta formativa in un segmento che già da qualche anno appare in ripresa, dopo gli anni del boom degli istituti tecnici e professionali. Gli esami di maturità nell’epoca del Covid fanno risaltare quanto detto. E la quinta D diventa il capocordata a cui affidare questa scalata: su 21 alunni ben 10 hanno ottenuto i 100 centesimi e alcuni anche con la lode.

LE LAMENTELE

Eppure c’è qualcuno che si lamenta, non ufficialmente, ma con l’intento di far emergere la voce del dissenso. Due genitori, componenti di consigli di classe e con figli maturandi in altre sezioni, rompono il silenzio. “Molte altre classi – sostengono – avrebbero meritato eguale riconoscimento, ma non tutte hanno avuto docenti cacciatori di 100. Per capirci: per alcuni professori è un vanto avere una classe modello, la sezione D ha una sua reputazione da difendere, c’è la fila al momento delle iscrizioni. In altre classi non è stato fatto lo stesso ragionamento. Tutto qui. E comunque complimenti sinceri ai ragazzi”.

L’OBIEZIONE

Sulla dinamica degli esami non sono in pochi, del resto, ad avere espresso più di una perplessità. La tesi che si dovesse procedere con un semplice scrutinio è prevalente. Mario Basile, ad esempio, docente di Storia dell’Arte dello scientifico Benedetto Croce, racconta la sua esperienza di “obiezione”. “Sono stato sin dall’inizio molto critico sulla modalità degli esami – spiega – sia i docenti che gli studenti hanno compiuto sforzi enormi per portare in porto questo anno scolastico, tra mille difficoltà. L’esame, così come è stato concepito, rappresenta poco più di una formalità. Un’ingiustizia nei confronti di chi ha lavorato seriamente  per raggiungere l’obiettivo. Al momento della designazione della commissione, per coerenza, ho preferito farmi da parte e con grande dispiacere perché gli studenti delle mie quinte sono stati davvero encomiabili”.

GLI STUDENTI FANTASMA

Dario Nicchitta, insegnate di geografia dell’Istituto per il Turismo Marco Polo, rivela un altro particolare sulla annunciata percentuale crescente delle promozioni. “Molte scuole, negli anni precedenti, non hanno ammesso agli esami gli studenti per il superamento del limite delle assenze. Stavolta, dalla sospensione delle lezioni in poi, bisognava considerare tutti presenti. Sono stati fermati solo quelli che si definiscono studenti fantasma, quelli che praticamente non hanno mai frequentato e il limite di assenze lo avevano superato già alla fine di febbraio. Da ciò che mi dicono i colleghi, in linea di massima il criterio di valutazione però non è stato difforme dall’andamento dell’anno scolastico”.