Malore fatale alla Favorita, la figlia: “Papà, dovevamo ballare insieme al mio 18esimo”

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Giulia, la figlia dell’avvocato Alessandro Finazzo, ricorda il papà dopo il tragico evento di domenica scorsa al parco de La Favorita. Il 56enne di Palermo è deceduto a causa di un malore mentre stava pedalando in sella alla sua bici, tornando verso il centro da Mondello. “Sei stato il padre migliore che mi potesse mai capitare, mi hai insegnato a stare al mondo. Il mio cuore ha smesso di battere quando è arrivata quella chiamata dai carabinieri“, scrive la giovane ragazza sui social.

L’allarme al 112 è partito da un passante, che aveva notato il ciclista disteso per terra, nella corsia in direzione di viale Ercole. Sul posto, con grandi difficoltà per le ripercussioni sulla viabilità legate alla maratona, sono arrivati i sanitari del 118 che hanno soccorso l’uomo. Ogni sforzo, sfortunatamente, è risultato vano. “Il mio cuore ha smesso di battere quando è arrivata quella chiamata dai carabinieri – dice la figlia rivolgendosi al papà che non c’è più -. Dicevano che ti stavano portando in ospedale, ma tu in ospedale non ci saresti mai andato. Sei rimasto lì, sul ciglio della strada, abbandonato a te stesso. Il mio cuore ha smesso di battere quando arrivati sul posto, il dottore ci ha detto che non c’eri più. Il mio cuore ha smesso di battere quando sono entrata dentro quella ambulanza e ti ho visto in condizioni che non avrei mai pensato di vedere. Il mio cuore ha smesso di battere a ogni messaggio di condoglianze”.

“Sono sicura che tu hai lottato fino all’ultimo istante perché mi hai insegnato a fare questo – scrive la ragazza -. La bici, la moto, la macchina nuova… erano ciò che ti piaceva di più. Sei stato un avvocato meraviglioso e tutti ti ricordano come tale. Papà, non trovo nessun conforto che non sia tu, ti ricorderò sempre come l’uomo che sei stato e mai come ti ho visto in questi due giorni, freddo, mentre ti pregavo di svegliarti e tu non potevi rispondere; mentre urlavo, per terra per strada e tu non potevi sentirmi; mentre ti tenevo la mano e mi appoggiavo sul tuo petto, ma tu non potevi vederlo. Vederti lì dentro, quando ci hanno chiesto se eravamo pronte per il sigillo della bara, é stato il momento più difficile di tutta la mia vita. Ti ho messo una nostra foto dentro la giacca, affinché io possa vivere per sempre con te, accanto a te”. 

La verità – ammette la figlia – è che ho ancora bisogno di te, dovevi essere tu a ballare con me al mio 18esimo, dovevamo girare ancora il mondo insieme, dovevamo ascoltare le nostre canzoni insieme ogni giorno che adesso non vorrò mai più sentire, dovevi, un giorno, accompagnarmi all’altare. Ma chi lo farà adesso al posto tuo? Mi ripetono che tu non vorresti vedermi così, distrutta, ma nemmeno io volevo vederti come ti ho visto. Ogni volta che mi diranno che sono uguale a te, sorriderò. Perché significa che allora non te ne sei andato del tutto. Mi ripetevi ogni giorno quanto ero bella, quanto mi amavi, ma ora chiunque lo faccia non varrá mai quanto lo facevi tu. Oggi però, te lo dico io: ‘Ti amo papá, vola più in alto che puoi anima mia, che hai sicuramente un posto riservato in paradiso’. Sei il mio angelo, proteggimi sempre da lassù. Sarai il mio pensiero fisso, ogni mia vittoria é dedicata a te, affinché io possa essere il tuo orgoglio, come tu eri il mio. Il tuo amore grande, Giulia”.