L’aggaddo di Figuccia con il vescovo Mogavero: «Deve tacere»

Il deputato regionale si scaglia contro il prelato che aveva criticato Musumeci sul fronte dei migranti. Nel 2015 il padre di Figuccia aveva annunciato la conversione all’Islam

“Domenico Mogavero ha perso l’occasione per tacere”. Una dichiarazione che suona come il prologo di un aggaddo. Protagonisti: da un lato Vincenzo Figuccia, uno che non spara mai a salve e dall’altro il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, nel ruolo di bersaglio. La colpa del prelato? Avere ricordato i valori cattolici a coloro i quali respingevano – culturalmente e materialmente -i migranti. “E’ contro il Vangelo”, ha tagliato corto il Mogavero replicando al presidente della Regione Musumeci.

LA REAZIONE DI FIGUCCIA

E la reazione di Figuccia è stata tranchant, non gli è parso vero di potersi buttare nella polemica del giorno. Doppio carpiato e tuffo di testa per questo consumato Klaus Dibiasi della politica siciliana che non perde l’occasione di utilizzare la cronaca per promuovere l’immagine di un sé difensore di una sicilianità che non conosce confini. Se la gioca con Cateno De Luca, entrambi mani libere, pochi legami con i partiti di appartenenza di cui non rispettano regole né linea politica. Perché loro la linea politica la dettano. Figuccia, del resto, è di per sé un partito e non serve ormai ricordare che al di là all’esperienza del padre Angelo, primo e super ascoltato consigliere e capostipite della dinastia, la politica è proprio una questione di famiglia (della sua famiglia) giocata su diversi livelli istituzionali (la sorella Sabrina è consigliere comunale di Palermo, città in cui il fratello Marco è consigliere di circoscrizione).

Dicevamo di Mogavero, reo di avere ancora una volta sollevato la questione migranti e di averla portata sul piano dell’etica e della missione sociale cattolica. Sentite Figuccia: “Ancora una volta il Vescovo di Mazara ha perso un’occasione per tacere, palesando nuovamente la sussistenza seppure residuale di una Chiesa che continua a bacchettare inopportunamente l’operato di chi cerca con propri mezzi e strumenti di evitare che sul nostro territorio si consumino nuovi olocausti”. Pum pum pum. E non pensate che sia finita qui. “La questione migranti, in tutte le sue forme non può essere declinata ancora sugli ipocriti versi della misericordia che cela moderne speculazioni a mezzo di diaboliche cooperative dell’accoglienza che, di fatto, fomentano una nuova tratta degli schiavi dall’Africa. Basta omelie che strumentalizzano il Vangelo, basta sermoni vuoti di significato e deresponsabilizzanti.

Alle Istituzioni il compito di dare dignità all’uomo e non stiparlo nelle gabbie”. Doverosa una precisazione: Mogavero, in maniera non casuale, nella sua dichiarazione aveva tirato dentro anche Papa Francesco (“dovremmo fischiare il Papa urlando contro i migranti per non urtare la sensibilità di chi pensa a respingimenti, rifiuto di soccorso e non accoglienza”?) e questo l’inarrestabile Figuccia lo sa bene. Come sa bene che la posizione della Chiesa siciliana è chiara e netta a favore dei principi dell’accoglienza. E ovviamente sa bene che attaccare Mogavero significa mettere in discussione la parola di Francesco. Ma questo non ha frenato la sua “lingua biforcuta” (cit. Tex Willer, Bonelli editore…), anzi. Del resto la famiglia Figuccia ha un conto aperto con il cristianesimo. Nel 2015 papà Angelo, allora consigliere comunale di Forza Italia, aveva usato la più forte delle provocazioni per descrivere il suo disagio con la Chiesa. Disse a La Repubblica: “Mi converto all’Islam, hanno valori più robusti, non all’acqua di rose, non mitigati dal concetto del dio perdona tutti”. E giù anatemi contro il Pride, i matrimoni tra omosessuali, “i preti e i vescovi pedofili. E poi anche sulla mafia non è che c’è mai stata una condanna netta. Don Puglisi è stato l’unico martire con la tunica fra tanti martiri civili. Come fa un cristiano a essere rappresentato da gente così?”. La sensazione è che, a distanza di 5 anni, la stessa domanda probabilmente ristagni nella mente del figlio. Ed è anche il segno dello scollamento tra la Chiesa di Francesco e la destra declinata nelle sue più varie sfumature, in Italia come in Sicilia. La Chiesa che specie dalle nostre parti era uno dei più accuditi granai elettorali del mondo conservatore e che adesso viene trascinata nella polemica politica alla stregua di una ong qualsiasi. The times they are a changin. E non c’è più religione.