Ferrovie, arriva la droga dei macchinisti: così macinano migliaia di km senza mai stancarsi | Lo fanno in tanti

Macchinista - fonte social - palermolive.it

I macchinisti dei treni sono quasi sempre ritenuti responsabili di eventuali incidenti, e c’è chi dice che assumano una sostanza

Sono passati quasi due anni da quel 10 dicembre 2023, quando un Frecciarossa partito da Lecce e diretto a Venezia urtò un Intercity fermo nei pressi di Faenza. Per fortuna non ci furono vittime, ma l’impatto generò disagi notevoli: due passeggeri furono ricoverati, sette si recarono al pronto soccorso, e la linea ferroviaria rimase bloccata fino al giorno successivo, causando ritardi a 31 treni, tre cancellazioni e 19 deviazioni.

Come si legge su “Leggo.it”, dalle indagini emergono dettagli inquietanti sulla dinamica dell’incidente. Il macchinista, un quarantenne veneziano, risultò positivo alla cocaina dagli esami del capello e confessò una dipendenza da circa un anno. Tuttavia, ciò che colpì gli inquirenti furono le sue dichiarazioni: “Quanto all’uso o dipendenza da sostanze stupefacenti, si tratta di un caso non isolato tra i colleghi macchinisti e da sempre riscontrato dal datore di lavoro”.

Il legale del macchinista, Leonello Azzarini, ha cercato di smorzare la polemica sottolineando che, al momento, non vi erano prove concrete di altri colleghi coinvolti nell’uso di sostanze. Tuttavia, la dichiarazione del macchinista ha fatto emergere preoccupazioni più ampie sul monitoraggio e sui controlli dei dipendenti che operano sulla rete ferroviaria, sollevando interrogativi sulla prevenzione di episodi simili in futuro.

Secondo il racconto degli inquirenti, tra le 19.38 e le 19.52 la locomotiva del Frecciarossa si muoveva a singhiozzo, alternando frenate e accelerazioni per otto volte. Il sistema di sicurezza riduceva automaticamente la velocità a 80 km/h, ma il macchinista non interveniva mentre la locomotiva era impostata a 175 km/h. La mancata pressione del pedale di sicurezza per sette minuti resta uno dei nodi cruciali della vicenda, determinante per valutare la responsabilità diretta dell’operatore.

La vicenda legale

A seguito dell’incidente, il macchinista fu sospeso il 18 gennaio 2024 e successivamente licenziato. Il giudice ha confermato il licenziamento e lo ha condannato a pagare 2.850 euro di spese processuali. La sentenza ha stabilito che non ci sono prove sufficienti per dimostrare un malore o uno svenimento durante la guida, concentrando così la responsabilità sul comportamento e sulle azioni dell’uomo nei minuti critici dell’incidente.

Ora il macchinista intende presentare appello, tentando di ridurre le conseguenze del licenziamento e delle sanzioni. Il nodo del caso resta il collegamento tra la sua dipendenza da cocaina e la dinamica dell’incidente, che non può essere dimostrata in maniera incontrovertibile. Il sistema di sicurezza, pur limitando la velocità, non ha evitato del tutto l’urto, e il comportamento irregolare del macchinista resta al centro delle valutazioni legali.

Treno Frecciarossa – fonte social – palermolive.it

Riflessioni sulla sicurezza ferroviaria

La vicenda ha sollevato un dibattito più ampio sulla sicurezza ferroviaria e sui controlli del personale. La possibilità che altri macchinisti possano essere sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, come sostenuto dallo stesso protagonista, ha spinto Ferrovie dello Stato e le autorità competenti a valutare nuovi protocolli di monitoraggio e prevenzione, in modo da evitare rischi simili in futuro.

Nonostante la condanna, le dichiarazioni del macchinista continuano a fare discutere, poiché implicano una problematica sistemica più ampia, non limitata al singolo episodio. Il caso resta un monito per tutto il settore ferroviario sull’importanza di controlli rigorosi e sulla responsabilità diretta di chi guida treni ad alta velocità, mettendo in evidenza quanto sia delicato il bilanciamento tra sicurezza, supervisione e gestione del personale.