Cosa succede se uno studente ha la febbre a scuola?

Poiché occorre avere la consapevolezza che il rischio zero non esiste, come ha ammesso anche  la ministra dell’istruzione, è stato predisposto un protocollo da seguire per gestire casi e focolai che possono manifestarsi nelle scuole

La scuola riparte (più o meno) il 14 settembre tra molteplici interrogativi e con la consapevolezza che il rischio zero non esiste, come ha ammesso anche  la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina. Per garantire la sicurezza e evitare contagi o nuovi focolai di coronavirus l’Istituto superiore della Sanità, il ministero della Salute, Miur, Inail e la Fondazione Bruno Kessler  hanno messo a punto il protocollo “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”.

INDICAZIONI OPERATIVE

Innanzitutto la scuola deve subito avvertire il referente scolastico che chiamerà i genitori dell’alunno. Il ragazzo verrà quindi accompagnato in un’aula dedicata che dovrà essere allestita in ogni scuola e, se ha più di 6 anni, dovrà indossare la mascherina. Resterà in compagnia di un adulto che rimarrà a distanza e con mascherina. Dopo che il genitore avrà preso il proprio figlio l’aula dovrà essere disinfettata. Compito delle famiglie sarà avvertire il proprio medico di famiglia e l’Asl per il tampone.

IN CASO DI TEST POSITIVO 

Se il test è positivo, si notifica il caso,  e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. Per il rientro in comunità bisognerà attendere la guarigione clinica (cioè la totale assenza di sintomi). La conferma di avvenuta guarigione prevede l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Se entrambi i tamponi risulteranno negativi la persona potrà definirsi guarita, altrimenti proseguirà l’isolamento. Il referente scolastico COVID-19 deve fornire al Dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. 

SE IL TEST È NEGATIVO

Se invece, a giudizio del pediatra o medico curante, il tampone naso-oro faringeo è negativo, il paziente sospetto per infezione da SARS-CoV-2 deve ripetere il test a distanza di 2-3 gg. Il soggetto deve comunque restare a casa fino a guarigione clinica e a conferma negativa del secondo test.