“Da Migliore il Meglio”: l’amarcord di Natale degli ex dipendenti, una famiglia oltre il tempo

C’è una Palermo che resiste alle intemperie della fast economy e allo scorrere inesorabile del tempo. Una città di persone non ridotte a numero tra le insegne a led, ma capaci d’essere ancora comunità. In questi giorni di frenesia pre-natalizia, mentre la città si illumina a festa, in un angolo conviviale della nostra Palermo si è rinnovato un rito che ha il sapore dolce della nostalgia e la forza di un legame indissolubile.
Protagonisti di questa storia sono loro, gli storici dipendenti di quella che fu una vera istituzione cittadina: la Migliore S.p.A.

Per decenni, quel nome è stato molto più di un semplice negozio: un emblema di qualità e un riferimento imprescindibile per chiunque cercasse materiali elettrici, articoli d’arredo o prodotti per il fai-da-te e per l’elettronica, accompagnando la crescita e la modernizzazione delle case dei palermitani. Oggi, a distanza di anni dalla chiusura delle saracinesche, lo spirito di quell’impresa vive ancora nel cuore di chi l’ha resa grande.

Gli stessi protagonisti raccontano con emozione: “Siamo stati dipendenti, ora in pensione, della prestigiosa ditta Migliore S.p.A., che ha dato lavoro e benessere a tante famiglie e tanto lustro alla città di Palermo. ‘DA MIGLIORE IL MEGLIO’ recitava uno slogan pubblicitario degli anni ’70. Siamo stati un punto di riferimento per tutti.”

È un tuffo nel passato che racconta di un’imprenditoria capace di creare una comunità. L’azienda, con il suo storico hub di Via Umberto Giordano e il colosso di Viale Regione Siciliana, è stata per anni il fiore all’occhiello del commercio locale. Ma ciò che resta, più del blasone del marchio, è il capitale umano.
“Già da cinque anni, ci riuniamo nel periodo Pre-Natalizio per un pranzo. Per il piacere di rivederci, nel ricordo dei bei tempi passati in cui ognuno di noi si sentiva in famiglia, un tempo in cui vivevamo l’azienda come nostra”.

Questa consuetudine, ormai giunta al quinto anno, trasforma il pranzo di Natale in qualcosa di più di una semplice rimpatriata: è la celebrazione di un’epoca in cui il posto di lavoro era una seconda casa e i colleghi una seconda famiglia. Un sentimento raro, che stride con la precarietà dei rapporti lavorativi moderni, spesso liquidi e impersonali.
Il momento conviviale si è tinto anche di commozione. Tra un brindisi e un aneddoto, il pensiero è volato a chi non c’è più, a quei compagni di viaggio che hanno condiviso turni, fatiche e successi: “Porteremo nei nostri cuori e ricorderemo sempre con affetto gli amici colleghi che, prendendo spunto da una vecchia e bellissima canzone di Zero, sono già scesi dal ‘Carrozzone’ della vita.”

di Floriano Franzetti