Covid-19: i siciliani e quella voglia di normalità da maneggiare con estrema cura

In ballo c’è la ripresa economica di una Regione che, come sostiene lo stesso assessore alla salute Ruggero Razza, non può affrontare un nuovo lockdown. Ma tra vacanzieri, migranti e prematuri assembramenti il covid-19 è tornato a mordere. L’unica arma per sconfiggerlo è la coscienza collettiva.

“La Sicilia non può permettersi un nuovo lockdown, abbiamo il dovere di far comprendere a tutti i siciliani che adottare regole come il distanziamento sociale o indossare la mascherina significa avere rispetto della condizione economica della nostra regione”. 

Sta tutto nelle parole dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza il nocciolo della questione. La nostra Isola, che dal 2008 vive una lunga crisi economica e sociale di difficile soluzione, con l’avvento della pandemia ha praticamente subito il colpo di grazia. Tale da non potere minimamente immaginare l’eventualità di un nuovo lockdown senza che questo coincida con quello che imprenditori ed esperti del settore considerano come la fine di tutto. Non potrebbe essere diversamente. Quattro mesi di chiusura delle attività commerciali hanno fatto emergere in maniera impietosa la fragilità di un apparato statale incapace di dare risposte certe. Tra i lavoratori c’è chi ha percepito a singhiozzo la cassa integrazione e chi l’aspetta dal mese di maggio, mentre si studiano le più disparate soluzioni affinchè i titolari d’azienda non si vedano costretti ad abbassare la saracinesca. In tutto questo non è neanche troppo difficile immaginare la nascita di attriti tra impiegati e imprenditori, con i primi spesso costretti a fastidiosi compromessi pur di conservare il posto e i secondi impegnati in funambolismi per riuscire a fare quadrare i conti. Senza contare coloro che proprio non ce l’hanno fatta a riaprire o chi, potendolo fare, preferisce rimanere chiuso perché a determinate condizioni è questo il male minore (come le multisale Metropolitam e Tiffany dei fratelli Patti tanto per fare un esempio).

Tanti i migranti approdati in Sicilia dall’Africa e risultati positivi al coronavirus 

VIRUS VS ECONOMIA

Basterebbe questo quadro ad imporre atteggiamenti coscienziosi.  Perché è il bene della comunità,  alle prese con un momento storico particolarmente delicato per la nota difficile congiuntura economica, a venire prima di ogni cosa. In questo momento la guerra è tra il coronavirus e il tessuto economico sociale siciliano. Le uniche armi per vincerla sono risapute: attuare, tutti indistintamente, come farebbero i giapponesi tanto per intenderci, le misure anti contagio. È uno sforzo dovuto. Pesante, stressante, difficile ma dovuto, e viene da sè schierarsi dalla parte di chi condanna i sempre più frequenti quanto prematuri assembramenti. 

La situazione poi, diviene ancora più complessa da analizzare dovendo fare i conti con il fenomeno immigrazione. E in questo caso, ancora una volta, sono i numeri snoccialati da Razza a fare ulteriore chiarezza.

“Un aumento senz’altro atteso. Quando il governo nazionale ha deciso di aprire alla Fase 2 aveva messo in conto che l’aumento dei contatti avrebbe potuto determinare una crescita del contagio. Incide sicuramente il numero dei migranti positivi, un terzo del totale, e anche il numero dei cittadini tornati dalle vacanze all’estero. Tra i focolai, il più importante è legato agli arrivi dal territorio di Malta. Si tratta dunque di un numero significativo, tra migranti e vacanzieri, ovvero il 50% del totale”.  

RISENTIMENTO CRESCENTE

In questo caso il rischio è di legittimare il risentimento di una fetta sempre più larga della popolazione. “Non si tratta di razzismo bensì di buon senso” affermano in tanti. Il pensiero della bagnante intervistata ieri dal nostro giornale a Mondello è in tal senso sintomatico.”Ci godiamo queste belle giornate estive dopo essere stati per più di tre mesi diligenti e rispettosi delle ordinanze anti-contagio. Se però i contagiati cominciamo a importarli dall’estero è chiaro che qualcosa non quadra. A questo punto non siamo disposti a farci prendere in giro”. A prescindere da retoriche, populismi e schieramenti politici di sorta, anche questo è un pensiero che non fa una grinza. Ma solo e soltanto perché supportato da fatti concreti e sotto gli occhi di tutti.

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TURISTI E GUARDATI

E poi il conflitto d’interessi creato tra il turismo, volano economico fondamentale per la Sicilia e gli stessi turisti che lo sostengono. ll settore in questione rappresenta un asset strategico per l’economia del nostro territorio, grazie a fattori chiave di attrattività quali beni culturali, artigianato artistico locale, patrimonio naturale e il food di qualità. Un mondo che si nutre di numeri legati allo sbarco nell’Isola di migliaia di visitatori, italiani e stranieri ogni anno. La pandemia sotto questo aspetto sta avendo ripercussioni a dir poco traumatiche. In questo caso viene in mente “il cane che si morde la coda”: abbiamo bisogno dei vacanzieri ma, ironia della sorta sono proprio questi che stanno contribuendo all’innalzamento dei contagi, in una regione fino a qualche tempo fa tra le meno colpite in assoluto dal covid-19. 

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