Confermato dall’INPS: sanzioni da 2500€ a chi fa il furbo sul luogo di lavoro | Accertamenti a raffica in queste ore

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Direttiva UE sulla trasparenza retributiva: dal 2026 nuove regole per aziende e lavoratori, cosa cambia e come mettersi in regola

Il principio secondo cui a parità di lavoro deve corrispondere una parità di retribuzione è sancito da tempo, ma nella pratica non è sempre rispettato. Il divario salariale di genere resta una realtà diffusa in tutta Europa e frena il raggiungimento di una vera equità nei luoghi di lavoro. Per questo motivo, l’Unione Europea ha varato la nuova Direttiva sulla trasparenza retributiva, che entrerà in vigore il 1° giugno 2026. Una misura che obbligherà le aziende a introdurre nuove pratiche di rendicontazione e a comunicare in modo chiaro i criteri di determinazione degli stipendi.

Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2022 le donne guadagnavano in media il 13% in meno rispetto agli uomini, l’equivalente di 0,87 euro per ogni euro percepito da un lavoratore di sesso maschile. Una disparità che, tradotta su base annuale, significa che le donne smettono di essere pagate, simbolicamente, già a metà ottobre. Nonostante i progressi registrati negli ultimi dieci anni, la riduzione del gap è stata appena del 2,8%, un ritmo troppo lento per garantire un cambiamento sostanziale. Da qui la necessità di un intervento legislativo più incisivo.

La direttiva introduce l’obbligo per le aziende di rendere noti i criteri con cui vengono stabiliti stipendi, benefit, aumenti e percorsi di carriera. Trasparenza significa fornire ai candidati i range salariali negli annunci di lavoro e garantire ai dipendenti l’accesso alle informazioni sulle retribuzioni medie suddivise per genere e ruolo. In questo modo, si punta a smantellare quelle zone d’ombra che alimentano disparità e discriminazioni.

A partire dal 2026, tutte le aziende con sede o attività nell’Unione Europea saranno tenute ad adeguarsi alla direttiva. I datori di lavoro dovranno adottare criteri oggettivi e documentabili per la determinazione dei salari e saranno chiamati a predisporre relazioni periodiche sul divario retributivo di genere. Le imprese con oltre 250 dipendenti dovranno farlo ogni anno, mentre quelle con 150-249 dipendenti avranno l’obbligo di redigere un report ogni tre anni. L’obiettivo è identificare rapidamente eventuali squilibri e predisporre misure correttive, come sanzioni fino a 2500€ per chi non si allinea alla normativa.

I diritti dei lavoratori

La nuova direttiva rafforza anche i diritti individuali dei lavoratori. Ognuno avrà la possibilità di richiedere informazioni sulle retribuzioni medie all’interno della propria azienda e di ottenere risposte entro un termine definito. Se emergono differenze ingiustificate superiori al 5%, i dipendenti avranno diritto ad azioni correttive e, nei casi più gravi, anche a forme di risarcimento. Questo meccanismo aumenta la responsabilità dei datori di lavoro e offre ai lavoratori strumenti concreti per tutelare i propri diritti.

Se da un lato la direttiva introduce nuovi adempimenti, dall’altro può generare vantaggi per le aziende. Una maggiore trasparenza rafforza la fiducia dei dipendenti, migliora la reputazione sul mercato del lavoro e semplifica i processi di selezione, attirando candidati già consapevoli delle condizioni economiche. Inoltre, criteri chiari e neutri per le promozioni e gli aumenti contribuiscono a creare un ambiente di lavoro più inclusivo e motivante.

Parità di salario – fonte pexels – palermolive.it

Le sfide da affrontare

Naturalmente, il percorso verso la piena attuazione non sarà privo di ostacoli. Alcune aziende potrebbero incontrare resistenze interne o difficoltà nell’allineare le retribuzioni esistenti ai nuovi standard. Altri problemi riguardano la gestione della privacy dei dati e l’aumento delle aspettative dei dipendenti. Tuttavia, la direttiva offre un quadro chiaro entro cui muoversi e invita le imprese a prepararsi in anticipo, sviluppando politiche salariali coerenti e trasparenti.

La Direttiva UE sulla trasparenza retributiva rappresenta un passo fondamentale verso la riduzione del divario salariale di genere. Dal 2026, i lavoratori avranno strumenti concreti per conoscere e confrontare le proprie condizioni retributive, mentre le aziende saranno chiamate a dimostrare coerenza ed equità. Non si tratta solo di un obbligo normativo, ma di un’occasione per costruire luoghi di lavoro più giusti, inclusivi e competitivi, in cui la parità diventi finalmente una realtà tangibile.