Confermato dal Governo – Intelligenza artificiale, se la usi sui social finisci in carcere: dal 10 ottobre è gia legge | Dovrai farne a meno

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L’Italia entra nell’era della regolamentazione dell’AI, introdotto il nuovo reato di diffusione illecita di contenuti

L’intelligenza artificiale è ormai una presenza quotidiana per milioni di persone, studenti e lavoratori. Dal rilascio di ChatGPT nel novembre 2022, l’uso dell’AI generativa si è diffuso anche tra chi non ha competenze tecniche specifiche, sollevando interrogativi sulla necessità di regole chiare. L’Unione europea ha già approvato l’AI Act nel giugno 2024, mentre l’Italia è il primo Paese membro a introdurre una normativa nazionale, con la L. 132/2025, in vigore dal 10 ottobre 2025, che definisce principi e deleghe per governare l’uso dell’intelligenza artificiale.

La legge italiana si distingue per una visione antropocentrica: l’uomo è al centro del rapporto con le macchine. Tra i 28 articoli del provvedimento, sono presenti regole applicabili a settori strategici come sanità e lavoro, che già oggi integrano l’AI. Un esempio emblematico riguarda il diritto d’autore: d’ora in avanti, solo le opere frutto dell’ingegno umano saranno tutelate, escludendo quelle prodotte interamente da sistemi di intelligenza artificiale. Questo chiarisce il confine tra creatività umana e generazioni automatizzate.

La L. 132/2025 ribadisce la centralità dei diritti fondamentali, puntando su trasparenza, proporzionalità, sicurezza e protezione dei dati. Tutti i processi che coinvolgono l’intelligenza artificiale devono garantire la supervisione umana, salvaguardando autonomia e potere decisionale dell’individuo. In sostanza, la legge non demonizza l’AI, ma ne regola l’uso affinché rimanga uno strumento al servizio dell’uomo.

Uno degli sviluppi più significativi riguarda il contrasto ai deepfake. Il nuovo art. 612quater del codice penale punisce chi diffonde immagini, video o audio alterati con l’AI senza il consenso della persona ritratta. La pena prevista va da 1 a 5 anni di reclusione e il reato è perseguibile a querela della persona offesa, salvo alcune eccezioni per soggetti incapaci o pubbliche autorità. Questo rappresenta una tutela concreta contro abusi sempre più frequenti, specialmente nei confronti delle donne.

Responsabilità anche per chi condivide

Non solo i creatori di contenuti AI manipolati sono punibili: anche chi li condivide senza verificarne la veridicità può incorrere in sanzioni penali. La legge impone quindi una maggiore attenzione prima di diffondere immagini o video sui social e nelle chat, sancendo l’importanza della responsabilità individuale nella circolazione dei contenuti digitali.

La L. 132/2025 introduce modifiche all’art. 61 del codice penale, aumentando le pene per chi utilizza sistemi di intelligenza artificiale per commettere un reato. Questi strumenti possono rappresentare un mezzo insidioso, aggravare le conseguenze del crimine o ostacolare la difesa pubblica o privata, determinando un incremento della pena complessiva.

AI sui social – fonte pexels – palermolive.it

Circostanze aggravanti speciali

Un’ulteriore novità riguarda l’art. 294, relativo all’attentato ai diritti politici del cittadino. Se l’uso di strumenti AI contribuisce a impedire o alterare l’esercizio dei diritti politici, la pena passa da 1-5 anni a 2-6 anni. Questa disposizione sottolinea come la legge voglia scoraggiare manipolazioni tecnologiche che possano influire su democrazia e partecipazione civica.

La nuova normativa italiana sull’intelligenza artificiale non solo definisce diritti e doveri, ma punta a creare una cultura di responsabilità digitale. L’AI è vista come uno strumento potente, ma la supervisione umana resta imprescindibile. La legge segna un passo importante per armonizzare innovazione e tutela dei cittadini, offrendo un quadro chiaro per lo sviluppo sicuro e etico delle tecnologie emergenti.