La comunità bengalese della Noce: «Abbiamo individuato chi non rispetta norme anti Covid»

Lo studente Shaidul Abdul :”Le mele marce sono dappertutto, sbagliato farne un discorso di nazionalità. Come me, tante persone originarie del Bangladesh sono nate e cresciute a Palermo, e per questo la amano e la rispettano”

Il quartiere Noce, come e più degli altri a Palermo, sta vivendo con forte tensione la seconda ondata della pandemia caratterizzata da un costante aumento dei contagi. A sollevare il problema, qualche giorno fa, i residenti della zona, che per bocca della signora Rosy Vitale, intervistata dal nostro giornale, hanno lamentato la superficialità dimostrata nel rispetto delle norme anti-covid da tanti cittadini appartenenti alla comunità bengalese. Soprattutto in concomitanza della riapertura delle scuole, il timore che i focolai potessero diffondersi in maniera incontrollata, ha indotto le mamme del quartiere a chiedere un monitoraggio più adeguato, soprattutto nei confronti dei numerosi esercizi commerciali bengalesi. Perchè è proprio da lì che sembra essere nato il problema.

Momenti di apprensione, causa coronavirus, alla Noce

“MEGLIO APPROFONDIRE ANZICHE’ RILASCIARE DICHIARAZIONI INSIDIOSE”

A spiegarci meglio come sono andate le cose è Shaidul Abdul, Studente in Scienze dell’Amministrazione, dell’Organizzazione e Consulenza del lavoro. “Non parlo a nome della comunità, esprimo semplicemente il mio pensiero su quanto è stato detto  riguardo la presunta superficialità dei bengalesi nel rispetto delle norme anti contagio – esordisce Abdul intervistato da Palermo Live -; ciò che contesto è la facilità con la quale vengono rilasciate certe dichiarazioni che, una volta date in pasto al popolo dei social rischiano di accendere pericolose micce a sfondo xenofobo. Sarebbe stato più opportuno approfondire la questione, e facendolo si sarebbe scoperta la realtà  dei fatti.” 

IL GIALLO

A questo punto Shaidul, ci racconta quello che alle nostre orecchie suona nè più nè meno come un piccolo giallo. “Intorno al 20 di agosto, si è svolto presso una casa nella zona di via Roma un matrimonio bengalese alla presenza di circa 100, 150 invitati. Tra questi, alcuni positivi provenienti dal Regno Unito hanno finito per contagiare altre persone, tra le quali un signore titolare di un esercizio commerciale in via Ruggerone da Palermo. Per non diffondere il panico, e far sì che il negozio potesse rimanere aperto,  lo stesso è stato coperto dai parenti che  hanno dichiarato come il suo successivo ricovero in ospedale fosse dovuto ad un ictus e non al covid. A svelarci la verità è stato il padre bengalese di una bimba  residente alla Noce. Recatosi all’Asp per richiederne il vaccino, l’uomo è stato scambiato per il negoziante realmente contagiato e invitato dal personale medico a recarsi immediatamente in ospedale. Una volta fatta luce sul caso, e chiarito il mistero, onde evitare che le persone venute a contatto con il commerciante potessero divenire delle mine vaganti (Shaidul ci confida che potenziali positivi, come lui frequentano abitualmente le moschee della città ndr), ho sentito il dovere di attivarmi, in un primo momento cercando senza successo di allertare l’Asp, poi coinvolgendo Salvo Altadonna consigliere della V^ cirvcocrizione”. 

ADESSO TOCCA AGLI ORGANI COMPETENTI FAR RISPETTARE LE REGOLE”

La situazione potrebbe sfuggire di mano, e diventare una vera bomba a orologeria qualora non si intervenisse immediatamente con la chiusura del negozio in questione. “E’ chiaro, perchè se è vero come è vero che basta venire a contatto con un oggetto precedentemente toccato da un contagiato e portare le mani agli occhi o sul viso per contrarre il coronavirus, non capisco come quel negozio possa stare ancora aperto – si domanda Shaidul -. Il figlio e l’altra persona che portano avanti l’attività dovrebbero immediatamente chiuderla ed essere sottoposti a tampone. Dispiace dovere constatare che da questo orecchio sembra non volerci sentire neanche il padre attualmente ricoverato in ospedale. Capisco il danno economico che ne trarrebbe abbassando la saracinesca, ma in questo caso sarebbe un atto dovuto affinchè venga  salvaguardata la salute delle persone. Se poi si riuscisse  a sostenerlo provvisariamente in qualche modo, magari con dei buoni pasto per tutta la famiglia questo sarebbe certamente positivo. Questa persone non capisce che comportandosi così, il rischio di non vedere entrare più nessuno nel suo negozio, una volta rientrato l’allarme è grande.”

UN SEGNO DI PACE E FRATELLANZA

“Insieme a me ci sono altri bengalesi con i quali ci stiamo adoperando per sostenere le autorità locali ma soprattutto le scuole, laddove si registra, come ha correttamente fatto notare la signora Vitale, il maggiore timore circa la diffusione del virus tra i bambini. Aggiungo infine, quella che riteniamo possa essere considerata come un’iniziativa virtuosa, ovvero l’organizzazione di un incontro tra mamme italiane e mamme bengalesi presso i locali messi a disposizione da Padre Salvatore qui alla Noce. Un segno di pace e fretellanza importante considerati i tempi difficili che stiamo vivendo”. 

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