Carceri italiane, il 2025 si chiude nel segno dell’emergenza: “Luoghi di sofferenza sistemica”

Sovraffollamento cronico, carenza di personale e gravi criticità sul fronte della salute fisica e mentale: il Codacons chiede un intervento immediato da parte del governo.

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In chiusura dell’anno, il Codacons richiama l’attenzione sulla drammatica condizione delle carceri italiane, che si chiudono anche nel 2025 all’insegna di un’emergenza ormai strutturale, caratterizzata da sovraffollamento cronico, carenza di personale e gravi criticità sul fronte sanitario e della salute mentale.

“Le carceri italiane sono diventate luoghi di sofferenza sistemica, nei quali il sovraffollamento e l’insufficienza dei servizi essenziali compromettono quotidianamente la dignità delle persone detenute e, nei casi più gravi, ne mettono a rischio la vita”, dichiara Francesco Tanasi, giurista e Segretario Nazionale
Codacons.

Emergenza nelle carceri italiane, l’appello del Codacons

I dati disponibili confermano che la popolazione carceraria supera stabilmente la capienza regolamentare degli istituti penitenziari, mentre risultano in preoccupante aumento i casi di autolesionismo e di suicidio, segnali evidenti di un sistema penitenziario sempre più vicino al punto di rottura.

“La pena – prosegue Tanasi – non può mai tradursi in un trattamento disumano o degradante. La Costituzione attribuisce alla detenzione una funzione rieducativa chiara e inderogabile, ma nella realtà quotidiana degli istituti penitenziari questo principio viene troppo spesso svuotato di contenuto”.

Il Codacons sollecita un intervento immediato e strutturale da parte del Governo, volto a ridurre concretamente il sovraffollamento, rafforzare la sanità penitenziaria, potenziare l’assistenza psicologica e garantire un ricorso effettivo alle misure alternative alla detenzione.

“Continuare a ignorare l’emergenza carceri significa accettare che lo Stato venga meno a uno dei suoi doveri fondamentali: assicurare legalità, umanità e rispetto dei diritti anche nei luoghi della pena”, conclude Tanasi.