Assessori Dc fuori dalla Regione, Schifani deciso ad andare avanti: “No ad azzeramento giunta e voto anticipato”

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Foto di Salvo Annaloro

Un vero e proprio terremoto quello che in questi giorni sta scuotendo il governo regionale: dalla notizia di un’inchiesta della Procura di Palermo su presunti appalti pilotati, lo scenario politico della Regione Siciliana sta subendo non pochi scossoni. Totò Cuffaro, coinvolto nell’inchiesta, ha lasciato il ruolo di segretario nazionale della Dc e mentre il segretario regionale Stefano Cirillo aveva annunciato di voler chiedere un incontro a Schifani “per ribadire, con chiarezza, la nostra volontà di contribuire al buon governo della Sicilia”, questi ha revocato gli incarichi agli assessori regionali facenti capo al partito.

Fuori dalla giunta, dunque, Nuccia Albano e Andrea Messina: le funzioni degli assessorati alla Famiglia e alla Funzione pubblica sono state assunte ad interim direttamente dal presidente Schifani. Prima erano state prese altre decisioni in merito a funzionari e dirigenti indagati: la sospensione dall’incarico per Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del dipartimento regionale della Famiglia, la revoca del segretario particolare dell’assessore alla Famiglia, Vito Raso, e la sospensione cautelare dal servizio nei confronti del direttore generale del Consorzio di Bonifica 2 di Palermo, Giovanni Tomasino.

Sulla vicenda che coinvolge l’Asp di Siracusa, invece, l’assessore alla Salute ha informato la giunta di avere fatto propria l’autosospensione del direttore generale Alessandro Caltagirone e di avere avviato la procedura per la nomina del commissario straordinario.

Assessori Dc fuori dalla giunta, Schifani: “Atto dovuto, irrinunciabile e inevitabile”

“La revoca degli assessori della Dc è un atto dovuto, irrinunciabile e inevitabile. Si tratta di una scelta di carattere esclusivamente politico, fondata sull’incompatibilità della presenza di un partito che ha il fondatore e il capogruppo indagati per fatti che, al di là degli sviluppi processuali, hanno già oggi una loro pregnanza. Oggi la presenza della Dc in giunta confligge con i principi fondamentali di trasparenza che il mio governo si è sempre imposto”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano La Sicilia, nel corso della quale ha anche sottolineato di “non avere mai preso in esame l’ipotesi di azzeramento” della giunta” né “l’idea di abbandonare”.

“L’inchiesta coinvolge direttamente i vertici del partito e il suo fondatore – spiega Schifani – ipotizzando l’esistenza di un sistema di gestione finalizzato a commettere reati“. Non manca la domanda sulla presenza in giunta di due assessori, Amata (FdI) e Sammartino (Lega), la prima indagata e il secondo a processo per corruzione. Schifani tuttavia osserva che “alla Dc vengono contestati reati di un ‘sistema partito’ nei confronti dei cui vertici è stato richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti”, mentre per gli altri “sono comportamenti che fanno riferimento ai singoli assessori”. Insomma, “due livelli completamente distinti”, secondo il governatore.

I rapporti con la politica nazionale

Schifani ha ribadito anche di essere “in continuo contatto con Tajani, con cui il rapporto è strutturato: l’ho tenuto sempre informato sull’andamento della situazione siciliana” e di avere “un ottimo rapporto con Giorgia Meloni”. Sulle dimissioni richieste dal Pd e sul commissariamento della Regione sollecitato da Calenda, il governatore replica che “siamo in democrazia, ognuno può esprimere le proprie opinioni purché non si travalichi nelle offese gratuite a un’intera popolazione e ‘Commissariare la Sicilia’ è uno slogan che ci offende al di là della sua palese impraticabilità costituzionale”.

“Sarebbe un sacrilegio, una pazzia, staccare la spina a questo governo – sostiene Schifani – significherebbe pregiudicare un momento magico che sta vivendo la Sicilia. Perciò vado avanti: rispetto il mio impegno con i siciliani”.