Affitti, a ottobre la nuova tassa: pagherai un importo aggiuntivo sul contratto | È obbligatorio per legge
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Adeguamento ISTAT del canone di locazione ecco come funziona e quando è possibile richiedere l’adeguamento
Se hai affittato un immobile, potresti chiederti se è possibile aggiornare il canone d’affitto nel tempo. La risposta è sì, ma solo in presenza di condizioni precise. L’adeguamento ISTAT consente di rivalutare il canone in base all’andamento dell’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo pubblicato mensilmente dall’ISTAT. Questo meccanismo serve a tutelare il potere d’acquisto del reddito da locazione, evitando che l’inflazione ne riduca il valore reale.
L’aggiornamento del canone non è automatico. Per applicarlo è necessario che il contratto contenga una clausola specifica che preveda l’adeguamento ISTAT. Senza questa previsione, il locatore non può aumentare il canone, nemmeno se l’inflazione è alta. Inoltre, il contratto deve essere regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate e il locatore deve comunicare l’aumento all’inquilino nei tempi e nelle forme corrette, normalmente almeno trenta giorni prima della decorrenza del nuovo canone.
Perché l’adeguamento sia valido, la clausola deve indicare chiaramente che il canone può essere rivalutato annualmente sulla base dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi. Una formulazione chiara evita contestazioni e contenziosi. Frasi generiche o ambigue, come “il canone potrà essere aggiornato secondo la normativa vigente”, non garantiscono la validità dell’aumento.
Nei contratti a canone libero 4+4, l’adeguamento ISTAT è ammesso se previsto. Diversamente, nei contratti a canone concordato con cedolare secca, l’aumento non è consentito per legge. È quindi fondamentale verificare il tipo di contratto e la presenza della clausola per stabilire se l’adeguamento può essere richiesto.
Come calcolare l’aumento ISTAT
Il calcolo dell’adeguamento si basa sulla variazione percentuale dell’indice FOI al netto dei tabacchi pubblicato dall’ISTAT. La formula è semplice: il nuovo canone si ottiene moltiplicando il canone attuale per uno più la variazione percentuale. Ad esempio, un canone annuo di 9.600 euro con una variazione ISTAT del 5,2% porta a un nuovo canone annuo di 10.099,20 euro, corrispondente a circa 841,60 euro al mese.
Per applicare l’aumento, il locatore deve inviare una comunicazione scritta all’inquilino, almeno trenta giorni prima della decorrenza del nuovo canone. La modalità più sicura è tramite raccomandata A/R o PEC, oppure consegna a mano con firma per ricevuta. La comunicazione deve indicare la percentuale di adeguamento e il nuovo importo mensile.

Vantaggi e criticità dell’adeguamento ISTAT
L’adeguamento consente di proteggere il valore reale del canone e prevenire l’erosione del rendimento dell’immobile dovuta all’inflazione. Tuttavia, può generare attriti con l’inquilino e richiede comunicazioni puntuali e formalmente corrette. Errori nella clausola ISTAT o nella notifica all’inquilino possono rendere nullo l’aumento, rendendo necessaria una gestione attenta e consapevole.
L’ISTAT pubblica mensilmente l’indice FOI aggiornato, necessario per calcolare l’adeguamento. Nel 2025, l’indice di giugno segnava una crescita dell’1,1% su base annua, evidenziando un rallentamento rispetto all’anno precedente. È possibile applicare l’aumento per intero o ridotto, se previsto dal contratto, e in casi particolari anche per anni precedenti, purché siano rispettati i termini e le modalità contrattuali. La trasparenza e la corretta formalizzazione sono fondamentali per garantire rapporti sereni tra locatore e conduttore.
