Sfiducia a Orlando: pronta la mozione, ora tocca alle firme, poi ai voti in consiglio

La mozione di sfiducia al Sindaco di Palermo è alla firma (digitale) dei 19 consiglieri di minoranza e sarà presentata a breve.

L”opposizione in consiglio comunale stavolta sembra fare sul serio. La mozione di sfiducia al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando è pronta e alla firma dei 19 consiglieri di minoranza. Firma da apporre digitalmente, per via delle restrizioni delle misure anticovid e, quindi, necessariamente piu’ lunghe del normale; tra oggi e domani dovrebbero esserci tutte. Salvo sorprese e ripensamenti dell’ultim’ora. L’approdo a un testo condiviso eè stato elaborato, viste le differenti posizioni e letture politiche tra le forze di minoranza, ma alla fine si è arrivati al testo che è stato allegato oggi alla richiesta di convocazione del consiglio comunale per l’approvazione di una mozione che, se approvata, puó chiudere anticipatamente l’esperienza amministrativa di questa giunta e, forse, una storia lunga più di tre decenni: quella di Leoluca Orlando sindaco di Palermo. Ma è prematuro parlare di questo, ogni cosa a suo tempo.

MOZIONE DI SFIDUCIA A ORLANDO

“Il MoVimento 5 Stelle Palermo è stato il primo promotore  (lo scorso novembre 2019) della mozione di sfiducia ad Orlando convinti che questa città debba voltare pagina e non può attendere fino al 2022 ; finalmente si è trovata la quadra fra tutti i gruppi politici di minoranza e sono state raggiunte le adesioni minime che ci consentiranno di  depositare l’atto (per legge devono essere almeno 16) che sarà poi discusso entro 30 giorni come prevede la legge”, scrivono i consiglieri grillini Antonino Randazzo e Viviana Lo Monaco, annunciando la prossima presentazione della mozione.

La mozione di sfiducia è un cahier de doleances, un elenco tragico dei mali della città, dei nodi che frenano l’azione amministrativa e la soluzione di problemi che bloccano, come pesi di piombo, la città sul fondo delle classifiche di vivibilita’. “A metà mandato, assistiamo quotidianamente a una situazione di grave instabilità, a una evidente crisi politica rappresentata plasticamente dalle difficoltà del sindaco a mantenere compatto ció che resta della sua maggioranza”, si legge nelle premesse di carattere amministrativo; “Maggioranza disgregata da continui dissidi interni su alcune vicende fondamentali per Palermo”. Dissidi che hanno portato a 8 avvicendamenti in giunta in 30 mesi, con gli ultimi clamorosi casi con le dimissioni degli assessori alla Cultura e al Bilancio, ma anche a disattendere le promesse elettorali, le grandi aspettative della città, con un arretramento in tutti i settori e la conseguente sfiducia del cittadini nel sindaco. 
Poi c’è l’elenco delle motivazioni di carattere politico, i capi di imputazione del processo al sindaco e alla giunta. Il primo è la alluvione del giorno del Festino, o meglio le inadempienze che, secondo il testo della mozione si sono aggiunte alle forti piogge causando gli allagamenti: piano fognario incompleto, pulizia delle caditoie e tombini inadeguata e mancata riorganizzazione della protezione civile comunale; seguono poi i casi di corruzione nel comune e nelle partecipate, come fallimento di quella rivoluzione culturale di cui Orlando si era fatto promotore; la crisi finanziaria del comune mai risolta; la gestione dei rifiuti senza programmazione, con un aumento di costi e tariffe di fronte a una città sempre più sporca; la mobilità, con scelte attribuibili a un solo assessore (Giusto Catania, che non viene nominato) e improntate a improvvisazione, discrezionalità e chiusura verso le indicazioni del consiglio comunale. Si continua con la incapacità di far fronte alla crosi delle attività produttive, alla paralisi della programmazione urbanistica, a partire dai ritardi del prg; l’organizzazione del personale e la gestione dei cimiteri, col clamoroso caso delle centinaia di bare lasciate nei depositi in attesa di sepoltura e rimaste a galleggiare dopo la alluvione del 15 luglio. Dopo la presentazione della mozione, con le firme dei consiglieri, ne servono almeno 16, ma la minoranza puó arrivare a 19, la seduta dovrà essere calendarizzata entro i 30 giorni successivi, ma ne basterebbero almeno 10. Partirà nel frattempo la caccia ai voti che mancano per l’approvazione, tra i consiglieri di maggioranza scontenti della gestione Orlando e disponibili a porvi fine con quasi due anni di anticipo. Ne servono almeno 5 per arrivare al quorum del 60% dei consiglieri, cioè almeno 24 per sfiduciare Orlando e causarne le dimissioni. Sarà il capitolo successivo della sfida, dopo aver raccolto le firme per la presentazione della mozione che potrebbe chiudere un’era amministrativa e fare in qualche modo la storia della città. Vedremo