Crisi del libro, Ottavio Navarra accusa la Regione Siciliana di silenzio e immobilismo

L’editore non chiede alcun intervento di tipo assistenzialistico per il settore bensì un’azione di rafforzamento culturale nei territori, come previsto da una norma contenuta nella legge di stabilità del maggio 2020

Un je accuse che ha i toni drammatici ed esasperati dell’urgenza : quest’ultima, non a caso, è proprio la parola chiave della lettera che l’editore Ottavio Navarra della omonima casa editrice che ha sede a Palermo, ha indirizzato al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e agli assessori Alberto Samonà e Mimmo Turano, rispettivamente titolari delle deleghe alla Cultura e alle Attività produttive. 

L’accusa che rivolge alla giunta regionale è di assoluta noncuranza rispetto alla crisi dell’editoria, e di non avere messo a punto alcun intervento a salvaguardia del comparto, nè alcuna iniziativa progettuale. 

“Hanno ancora un senso le parole?” chiede al presidente e agli assessori in merito agli impegni presi a favore degli operatori del settore. 

“Prendiamo la parola urgente – si legge – che ha fatto capolinea nei provvedimenti proposti dal governo regionale e approvati dall’ARS per fare fronte alle difficoltà economiche delle realtà produttive siciliane, duramente colpite dalla crisi che stiamo attraversando”. 

“Tra le varie misure – precisa – su proposta di noi editori del mondo del libro, è stata inserita una norma che avrebbe dato respiro alle nostre attività: un intervento non assistenzialistico bensì legato a una prospettiva di rafforzamento culturale nei nostri territori”. 

Una proposta che fu votata dall’Assemblea diventando legge : legge di stabilità regionale, disegno di legge 733 del 2 maggio 2020, per l’esattezza. 

“Da quel momento tutto tace – lamenta Navarra – e l’urgenza?”. 

“Urgenza – sottolinea – nel vocabolario Treccani si declina nella richiesta di interventi immediati e rapidi: cinque mesi sono ancora pochi, forse?”. 

“Dobbiamo aspettare – aggiunge – che inizino i licenziamenti e che si protesti sotto le sedi istituzionali?”. 

Non è tutto: l’editore, infatti, precisa che, nella revisione che si sta apportando alla normativa riguardante la concessione di contributi alle imprese, la filiera del libro risulta esclusa e chiede alle istituzioni le ragioni di una simile estromissione. 

“Alla parola urgente si aggiunge quindi anche la parola mistero – ironizza –  ma siamo purtroppo ben consapevoli di non essere i soli a soffrire per questa drammatica situazione: tutto ciò, tuttavia, non lenisce le nostre difficoltà anzi ci amareggia ancor di più”.

“Ricominciamo dunque a ridare un senso alle parole – si legge a conclusione della lettera – perchè urgente significa urgente: qui ed ora”.