Pagliarelli, un detenuto si è suicidato. Era in carcere con l’accusa di violenza domestica

Emanuele Riggio è stato trovato impiccato nella sua cella. Due mesi fa era stato arrestato con l’accusa di stalking e maltrattamenti in famiglia

Era finito in galera agli inizi del mese di giugno con l’accusa di percosse e minacce, atti persecutori e maltrattamenti in famiglia. 

Uno scenario di violenza domestica contrassegnato da conflitti quotidiani, al quale si era aggiunta anche una denuncia per stalking da parte della moglie: a seguito delle indagini, ad Emanuele Riggio era stato contestato anche il tentato omicidio di quest’ultima. 

Accuse pesanti – avrebbe cercato di strangolare la consorte con una corda – che lo avevano spedito dritto alla Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, ma le indagini non si erano ancora concluse: gli investigatori, infatti, volevano capire di più ascoltando alcuni testi. 

Riggio ha deciso di porre fine alla sua vita all’interno della cella dove era rinchiuso, secondo un tragico clichè, quello dell’impiccagione, ormai drammaticamente noto agli agenti penitenziari, alle prese con emergenze continue legate anche alla “storica” carenza di organici. 

La notizia è stata data dal Giornale di Sicilia e non si tratta, purtroppo, di un caso isolato, come suggeriscono i fatti di cronaca degli ultimi anni. 

Nella stessa Casa Circondariale, nel settembre del 2015, una detenuta straniera, entrata in carcere per spaccio di droga, si suicidò; nel giugno del 2016, a togliersi la vita fu un altro ristretto, Carlo Gregoli, in cella con l’accusa di avere freddato, in via Falsomiele, il vicino di casa Vincenzo Bontà e il giardiniere Giuseppe Vela. 

Nel 2018, un giovane di trentasette anni ricorse allo stesso estremo gesto dopo essere stato trasferito presso un altro reparto della struttura detentiva, a soli due mesi dalla fine della pena. 

“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri – sosteneva Voltaire – poichè è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”: un concetto estremamente attuale, più volte ribadito dagli stessi sindacati della Polizia Penitenziaria, che sottolineano la condizione di malessere generale che riguarda sia i detenuti che il personale.