Diritto di recesso in 14 giorni | L’eccezione che i venditori non ti dicono: ecco come e quando puoi richiederlo

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Il diritto di recesso, cosa sapere, a chi spetta e come esercitarlo: una tutela irrinunciabile per il consumatore

Il diritto di recesso, spesso definito anche “diritto di ripensamento”, rappresenta una delle principali garanzie a tutela del consumatore. Si tratta della possibilità di sciogliersi da un contratto senza dover fornire spiegazioni e senza incorrere in costi aggiuntivi, salvo alcune eccezioni previste dalla legge. Questo strumento consente di rimediare a decisioni d’acquisto affrettate o a situazioni in cui il bene o il servizio acquistato non risponda alle aspettative.

Il diritto di recesso si applica esclusivamente ai contratti conclusi a distanza o fuori dai locali commerciali, come nel caso degli acquisti online, telefonici o a domicilio. Ciò significa che, per gli acquisti effettuati in negozio, il consumatore non gode di tale diritto, a meno che il venditore non lo preveda volontariamente. È importante sapere che anche nel caso di un prodotto ordinato online e ritirato in negozio, il contratto resta considerato a distanza, e quindi il diritto di recesso rimane valido.

Non tutti i beni o servizi consentono l’esercizio del diritto di recesso. L’articolo 59 del Codice del consumo elenca le principali eccezioni: tra queste figurano i beni personalizzati o deperibili, i prodotti sigillati aperti dopo la consegna per motivi igienici, e i software o supporti audio-video aperti. Anche i contratti di alloggio, trasporto, noleggio o servizi di tempo libero con data fissa non rientrano nella disciplina del recesso. Il professionista deve informare chiaramente il consumatore quando il diritto non è applicabile.

In linea generale, il diritto di recesso deve essere esercitato entro quattordici giorni dalla consegna del bene o dalla conclusione del contratto di servizio. Tuttavia, in alcuni casi particolari, come per le vendite porta a porta o le escursioni organizzate, il termine è esteso a trenta giorni. Se il venditore non informa correttamente il consumatore della possibilità di recedere, il periodo si prolunga fino a dodici mesi aggiuntivi. Questo meccanismo mira a garantire piena trasparenza e consapevolezza.

Come comunicare la decisione di recedere

Per esercitare il diritto, il consumatore deve inviare una comunicazione chiara al professionista prima della scadenza del termine. Può utilizzare il modulo tipo previsto dal Codice del consumo o una dichiarazione scritta equivalente, anche via e-mail o attraverso moduli online predisposti dal venditore. È essenziale che la comunicazione sia tracciabile, poiché la prova dell’avvenuto recesso spetta al consumatore. Il professionista, a sua volta, è obbligato a confermare la ricezione su un supporto durevole.

Una volta esercitato, il recesso scioglie entrambe le parti dagli obblighi contrattuali. Il consumatore deve restituire i beni entro quattordici giorni, mentre il professionista è tenuto a rimborsare tutti i pagamenti ricevuti, comprese eventuali spese di consegna standard. Il rimborso deve avvenire entro lo stesso termine e con il medesimo mezzo di pagamento utilizzato per l’acquisto. Il consumatore sostiene solo il costo della restituzione, salvo diversa indicazione o omissione informativa da parte del venditore.

Pacco postale – fonte pexels – palermolive.it

Contratti telefonici e obblighi informativi

Nel caso di contratti conclusi per via telefonica, la legge prevede ulteriori tutele. Il professionista deve inviare al consumatore una conferma scritta dell’offerta prima di avviare la fornitura del bene o del servizio. Solo dopo la sottoscrizione o l’accettazione scritta l’accordo diventa vincolante. L’assenza di tale conferma rende nullo l’impegno contrattuale, impedendo che una semplice registrazione vocale vincoli il consumatore senza un consenso consapevole.

Durante il periodo utile per recedere, il consumatore non deve sostenere alcun pagamento, salvo che abbia richiesto esplicitamente l’esecuzione anticipata del contratto. In tal caso, dovrà corrispondere un importo proporzionale ai servizi effettivamente ricevuti. Per contro, se il professionista non fornisce le informazioni previste o inizia la prestazione senza consenso espresso, il consumatore non è tenuto a pagare nulla. Questa disciplina assicura equilibrio e trasparenza nei rapporti commerciali, rafforzando la fiducia tra cliente e venditore.