Giuseppe ucciso a 16 anni per sbaglio, parla il presunto bersaglio: “Io minacciato dopo una lite”
Proseguono le indagini sull’omicidio di Capizzi, il piccolo centro del Messinese nel quale sabato sera un ragazzo di 16 anni, Giuseppe Di Dio, è stato ucciso a colpi di pistola mentre si trovava davanti a un bar in via Roma. Mercoledì mattina si terrà l’udienza di convalida del gip di Enna per i tre fermati: Giacomo Frasconà, 20 anni, il fratello Mario di 18, e il padre Antonio, 48 anni. Stando a una prima ricostruzione, a sparare sarebbe stato il primo subito dopo essere sceso da un’auto.
Non è ancora chiaro cosa sia accaduto sabato sera. Gli inquirenti stanno lavorando al fine di far luce sulla dinamica dell’accaduto e sul movente. I carabinieri, che hanno sequestrato una pistola con matricola abrasa, stanno vagliando i filmati delle telecamere presenti in zona e ascoltando i testimoni. In corso anche le analisi dei bossoli ritrovati. Insieme a Giuseppe Di Dio, sabato sera è stato ferito anche un ragazzo di 22 anni, non in pericolo di vita.
Il presunto bersaglio: “Io minacciato dopo una lite”
“Il 12 ottobre abbiamo avuto una lite, hanno preso la mia auto a pedate. Avevano questa fissazione che mi dovevano sparare”. Così un uomo ha riferito ai microfoni del Tg1 raccontando di essere stato minacciato, due settimane prima, da Giacomo e Mario Frasconà davanti alla sua abitazione. “Mi hanno detto solo – ricorda – vieni al cancello… Ma non sono andato perché sapevo che avevano questa pistola”.
Alla domanda se pensa che potesse esserci lui al posto di Giuseppe, l’uomo afferma: “Sì e mi dispiace tantissimo per la famiglia”. “Ora mi sento più al sicuro”, aggiunge parlando con l’inviato del Tg1 e auspicando che i tre “rimangano in carcere a vita”.
