Folla alla Cattedrale per Paolo Taormina, un applauso accompagna la bara bianca: “Un dolore inconsolabile”

Una Cattedrale stracolma, due cuori di rose bianche e rosse, uno scrosciante applauso sia all’ingresso che all’uscita del feretro, quasi come un ultimo lungo abbraccio. Strazio e densa commozione questa mattina a Palermo per il funerale di Paolo Taormina, ucciso a soli 21 anni, nella notte fra sabato e domenica, in centro storico. Un drammatico fatto di sangue che sconvolge Palermo e che purtroppo si aggiunge a una serie di giovani vittime brutalmente strappate alla vita nei luoghi della movida cittadina. Tantissimi ragazzi erano presenti questa mattina per l’ultimo saluto al giovane all’interno della Cattedrale. In tanti indossavano una maglia bianca con su la foto di Paolo e la scritta “Sarai per sempre nei nostri cuori“.

Il sindaco Roberto Lagalla, presente alla funzione, ha proclamato per la giornata di oggi il lutto cittadino. “Rompiamo il silenzio”, recita uno striscione srotolato sulla facciata del liceo Vittorio Emanuele. Al funerale, celebrato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, hanno presenziato anche il presidente della Regione Renato Schifani, il presidente del Consiglio comunale Giulio Tantillo, assessori e consiglieri.

L’ultimo saluto a Paolo Taormina, l’omelia di Lorefice

“Un dolore inconsolabile. Un urlo che arriva fino al cielo. È assurdo che un figlio venga rubato ai genitori, alle sorelle, ai fratelli, agli amici. Al suo lavoro e alla comunità cittadina. Siamo qui, raccolti e chiamati da Paolo che è stato ucciso. Chiamati dai figli di Rachele, da Abele, da tutti gli uccisi dalla violenza omicida. E non abbiamo parole. Perché di fronte al dolore abissale e inspiegabile, le parole non sono nulla“. Così l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nell’omelia per le esequie di Paolo Taormina.

Rivolgendosi ai familiari della vittima, Lorefice ha proseguito: “Piango e con voi rivolgo al Signore la domanda terribile che urla nei vostri cuori: perché? Sono con voi per dirvi che Paolo non è scomparso, non è finito nel nulla, egli vive anche nel cuore di Cristo“.

“Nessuna motivazione rende legittima l’uccisione di un uomo. E piangendo per Paolo – aggiunge l’arcivescovo – piangiamo per tutti i morti, uccisi dalle guerre, dalla mafia, dalla violenza, dal narcisismo delirante, dal culto della forza virile. La giustizia deve fare il proprio corso. Ma scacciamo dal nostro cuore la voglia di uccidere Caino“. Dunque l’invito: “Come scrivevamo con l’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, non si tratta solamente di presidiare e mettere a soqquadro i quartieri a rischio o i luoghi della movida, bensì di essere presenti tutti e insieme, a cominciare dalle istituzioni civili, militari, scolastiche, religiose, con una politica della cura dei più fragili. Fragili per mancata equa destinazione di lavoro, casa, pane, per accesso alla cultura, per opportunità occupazionali e di crescita umana e spirituale“.