Omicidio Taormina, Maranzano: “Mi aveva rimproverato e gli ho sparato”

Maranzano

Gaetano Maranzano domenica mattina quando i carabinieri sono piombati a casa sua, in via Costante Girardengo allo Zen, non ha fatto resistenza ammettendo subito di essere stato lui ad uccidere con un colpo di pistola sabato notte in via Spinuzza il ragazzo di 21 anni Paolo Taormina.

Sono andato lì (al pub “O Scruscio” di via Spinuzza dove si è consumata la tragedia) per una semplice serata, con amici. Sono partito da solo dallo Zen con una macchina di cui non ricordo il modello poiché ero un po’ divertito, avevo bevuto”. Era con amici di cui però non ha dato generalità, sono arrivati al locale verso le 2.00-2.30: “Non è stata una scelta, andiamo dove c’è confusione“, ha detto Maranzano agli inquirenti.

Nessun rapporto o incontro prima con la vittima: “È successo che io l’avevo in mente, in quanto precedentemente questo ragazzo (la vittima ndr) ha disturbato mia moglie attraverso i social. Ci voleva provare tramite i social”.

“Quella era la prima volta che lo vedevo. Ho saputo dai vari articoli sui social che era il figlio del
proprietario del locale. Lui voleva fare lo scaltro, si voleva far notare dalle persone che stavano li. Scriveva a mia moglie con profili falsi su quasi tutti i social, tipo TikTok Instagram, poi ho saputo che era lui”.

“Mi sfidava, faceva lo scaltro e gli ho sparato”

A detta di Maranzano, Taormina lo voleva sfidare: “Siccome lui era in difetto con me mi guardava male e si agitava, nel suo cervello mi voleva sfidare. Mi diceva non si deve fare casino. I ragazzi facevano casino e lui giustamente, l’ho saputo dopo che è successo la cosa, è venuto a prendere di petto a me”.

“In più io avevo astio con lui per la cosa di mia moglie. Mi sfidava. Parlava verso di me diceva ‘qua non si deve fare vucciria mi state siddiando’. Mi voleva mettere in cattiva luce davanti alle persone, pur sapendo che io…”.

Prima l’avvertimento poi il colpo di pistola: “Visto che lui mi voleva far fare male figura, gli ho detto non mi stuzzicare perché lo sai che ce l’ho con te. Lui se n’è fregato e mi parlava in maniera agitata, mi ha rimproverato. Dopo pochi minuti di colluttazione gli ho sparato. Io non ero sceso per lui – precisa il killer -. Poteva finire con una scazzottata per quello che mi aveva fatto. Ma visto che lui mi ha rimproverato non ci ho visto più e gli ho sparato in testa”.

Un racconto tutto da confermare, diverse le contraddizioni

Maranzano ha detto di essersi fatto accompagnare allo Zen da un amico: “Ero con una macchina, forse una Peugeot nera” ( in realtà si trattava di una Lancia Y nera come testimoniato dalle immagini di videosorveglianza).

Poi Maranzano torna sul momento in cui ha sparato a Paolo Taormina: “Quando ha sentito la confusione di ragazzi o di stereo ad alto volume lui è uscito e si è messo a fare il gradasso. Ho visto che è uscito e si è messo a fare il gradasso davanti alle persone”. Il tutto sarebbe partito dal litigio tra un suo amico e un altro ragazzo che era davanti il locale. Io non c’ero – ha affermato Maranzano -. C’ero ma non l’ho aggredito. Ha litigato con altri ragazzi. Io personalmente non l’ho aggredito. Non l’ha avuto con me il discorso. Ho visto la gente scappare e ho visto la confusione. Poi è uscito il ragazzo e si è messo a fare il gradasso, lo scemo”.

“Questione di due secondi è stato il discorso. È successo questa cosa che c’è stata confusione, ha preso i ragazzi di mira. Poi si è voltato verso di me e si è messo a fare lo scemo, poi abbiamo litigato. Non ci ho visto più e ho sparato. La pistola era nella tasca del borsello. Una calibro 9, ho esploso un colpo e poi ho buttato i colpi in una fognatura. Strada facendo mi sono fermato e li ho buttati in una fognatura. In canna c’era un colpo solo”. L’arma corrisponde a quella che i militari hanno trovato a casa del Maranzano domenica mattina. Sul dove l’ha presa il 28enne non ha risposto però sul perché gira con una pistola ha detto: “Palermo è una città violenta, un cocktail ti costa la vita”.

Infine attendeva l’arrivo dei carabinieri: “Palermo è una squadra mobile piena di telecamere, in centro storico poi. lo ero già pronto – ha detto ai pm -. Quando sono venuti a casa ho consegnato subito la pistola. Era la prima volta che la usavo, era impacchettata”.