“Dottore mi scriva U”, entro 72 ore hai già fatto l’intervento: il trucchetto per saltare le liste d’attesa della Sanità pubblica
Prescrizione medica - fonte pexels - palermolive.it
Liste d’attesa sanitarie, i trucchi degli ospedali per ridurre le attese apparenti: ecco quali sono i codici con priorità
Il problema delle liste d’attesa troppo lunghe continua a essere una delle criticità principali della sanità italiana. Il governo ha più volte dichiarato l’intenzione di intervenire per garantire tempi più rapidi per visite ed esami, ma la situazione è complicata da pratiche scorrette adottate in alcuni ospedali, che falsano i dati sulle attese e creano un quadro distorto della realtà.
Gli ospedali, purtroppo, ricorrono a escamotage per far sembrare le liste più brevi. Tra questi vi sono appuntamenti fittizi, orari impossibili durante la notte e pratiche che rinviano la registrazione dell’attesa al momento effettivo della prenotazione. Queste strategie falsano i tempi medi di attesa e impediscono alle Regioni di avere dati affidabili sulle effettive necessità dei cittadini.
La prescrizione delle visite e degli esami prevede un codice di urgenza: U per 72 ore, B per 10 giorni, D per 30 giorni e P per le visite programmate con un massimo di 120 giorni. In molte Regioni, questi termini non vengono rispettati. L’attesa reale spesso si misura in mesi o addirittura in un anno, rendendo inefficaci le linee guida e aumentando il ricorso alle strutture private.
Uno dei metodi più diffusi consiste nel dire al paziente che non ci sono agende disponibili. In questo modo il Cup non può fissare appuntamenti, nemmeno a lungo termine. Altro stratagemma consiste nel chiedere di richiamare dopo giorni, ritardando così la decorrenza dei tempi di attesa e facendo apparire le liste più corte di quanto siano realmente.
Impatto sui pazienti e sulle famiglie
Queste pratiche penalizzano chi non può permettersi cure private. Molti pazienti, impossibilitati a ottenere appuntamenti nei tempi giusti, devono rivolgersi a strutture a pagamento, mentre chi non ha risorse economiche rischia di rinunciare alle cure, aggravando problemi di salute che avrebbero potuto essere gestiti precocemente.
Il Piemonte è recentemente al centro di verifiche approfondite. Ad esempio, a Cuneo vengono rilasciati appuntamenti fittizi in orari notturni con la promessa di ricontattare il paziente. In questi casi, anche visite urgenti vengono posticipate senza considerare lo stato di salute, generando situazioni paradossali e mettendo a rischio i pazienti.

Modena: liste critiche e intramoenia
A Modena la situazione non è migliore. Alcuni esami richiedono fino a 550 giorni di attesa. Gli ospedali pubblici terminano l’attività entro le 14, mentre dopo quell’orario l’intramoenia consente di fissare visite private in tempi brevissimi. Questo crea un sistema in cui l’attività privata viene favorita, aumentando i guadagni degli specialisti a discapito della salute pubblica. Le verifiche sono ancora in corso e mirano a riportare trasparenza nei dati e a garantire che le priorità di urgenza siano rispettate.
Solo con controlli più rigorosi sarà possibile offrire un servizio equo e accessibile a tutti i cittadini. Riformare le liste d’attesa richiede trasparenza, strumenti digitali affidabili e controlli costanti. Solo eliminando pratiche scorrette e garantendo il rispetto dei tempi di urgenza sarà possibile ridurre i ritardi e ridare ai pazienti la possibilità di accedere alle cure in maniera tempestiva, senza discriminazioni economiche o geografiche.
