TARI, passa la nuova direttiva quadro europea: di colpo sale a 2500€ | Addio esenzioni, pagheremo tutti così e basta
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Nuove regole UE sui rifiuti tessili, la raccolta differenziata diventa sempre più centrale: la svolta europea dal 2025
Negli ultimi anni la raccolta differenziata è entrata prepotentemente nella vita quotidiana dei cittadini, diventando uno strumento fondamentale per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti. Separare correttamente carta, plastica, vetro, umido e indifferenziata permette di riciclare i materiali e dare loro una nuova vita, ma nonostante i progressi compiuti, resta ancora molta strada da fare per una gestione ottimale dei rifiuti.
In Italia esistono diverse modalità di raccolta differenziata: dal porta a porta alla raccolta stradale, passando per cassonetti condominiali dedicati. Ogni tipologia di rifiuto deve essere correttamente separata per categoria, affinché il riciclo sia efficace. Tuttavia, non tutti i cittadini rispettano le regole, rendendo necessario un rafforzamento delle misure di controllo e sanzione.
L’Unione Europea ha stabilito nuove norme vincolanti a partire dal 2025 per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Gli Stati membri dovranno predisporre sistemi di raccolta separata per gli abiti usati o rotti, così da separare gli indumenti da carta, plastica, vetro e metalli. Chi non rispetterà queste regole rischierà multe salatissime, a sottolineare l’importanza della tutela ambientale.
La nuova normativa UE punta in particolare sul settore tessile, uno dei più impattanti per l’ambiente. Attualmente, solo l’1% degli indumenti viene riciclato, mentre la maggior parte finisce in discarica. La produzione tessile è responsabile del 2-10% delle emissioni globali di CO2, del 20% dell’inquinamento delle acque dolci e tra il 16 e il 35% dell’inquinamento degli oceani dovuto alle microplastiche. Separare correttamente gli abiti è dunque essenziale per ridurre questi effetti negativi.
La situazione italiana
In Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili è già obbligatoria dal 1° gennaio 2022, grazie al decreto legislativo n.116/2020. Ogni Comune ha predisposto appositi cassonetti in strada o presso le isole ecologiche per gli abiti usati. Questo ha permesso al Paese di anticipare le disposizioni europee e creare una rete capillare per il corretto smaltimento dei vestiti.
Chi non rispetta le regole rischia multe fino a 2.500 euro, una misura pensata per incentivare il corretto conferimento dei rifiuti tessili. Le sanzioni non hanno solo un effetto deterrente, ma servono anche a sensibilizzare la popolazione sull’impatto ambientale dei materiali non riciclati e sull’importanza di contribuire al ciclo virtuoso del riciclo.

Benefici del riciclo dei tessili
Il corretto smaltimento dei vestiti consente di recuperare le fibre tessili e ridurre la pressione sulle discariche e sugli inceneritori. Separando gli indumenti dagli altri rifiuti, è possibile trasformare vecchi abiti in nuovi prodotti, limitando l’estrazione di materie prime e riducendo le emissioni nocive. Inoltre, il riciclo dei tessili contribuisce a una gestione più sostenibile delle risorse idriche e all’abbattimento dell’inquinamento chimico.
L’obiettivo dell’UE è invertire la rotta e aumentare drasticamente la percentuale di riciclo degli indumenti. Le nuove regole mirano a garantire che ogni Stato membro adotti sistemi efficaci di raccolta e riciclo, proteggendo il Pianeta e promuovendo una cultura della sostenibilità tra i cittadini. Il 2025 sarà quindi un anno chiave per rendere obbligatoria la gestione dei rifiuti tessili e avviare un cambiamento concreto per l’ambiente.
