Pensioni, cattive notizie per chi è nato in questi anni: sarai l’ultimo dei tuoi amici a godersi i nipotini | Approvato dall’INPS il nuovo regime
L’età pensionabile, un futuro sempre più lontano, la Legge Fornero e l’adeguamento all’aspettativa di vita
L’età pensionabile sta salendo ogni anno di più, penalizzando coloro che sono entrati da poco nel mercato del lavoro. Se negli anni ’80 e ’90 non era raro andare in pensione a 50 anni, oggi questa possibilità è alquanto remota.
La legge Fornero ha introdotto un meccanismo che collega l’età di pensionamento all’andamento delle speranze di vita. Ogni due anni, i requisiti per l’accesso alla pensione vengono rivisti alla luce dei dati Istat. Se si vive di più, aumenta anche il tempo in cui si percepisce l’assegno e, di conseguenza, cresce la spesa a carico dell’Inps.
Secondo le ultime stime Istat, nel biennio 2027-2029 ci sarà un incremento di circa 3 mesi. Tuttavia, il governo ha già annunciato l’intenzione di congelare questo aumento. Un blocco definitivo è impossibile, poiché eliminare il meccanismo costerebbe troppo e metterebbe a rischio la stabilità finanziaria della previdenza.
I più penalizzati saranno senza dubbio i nati dagli anni ’80 in poi. Per loro, l’età di uscita non sarà più 67 anni, ma 69 anni per chi è nato negli anni ’80, oltre i 70 anni per i nati negli anni ’90, fino a proiezioni che superano i 71 anni per chi è nato dopo il 2000.
La soglia minima per i contributivi puri
Oltre all’adeguamento con le speranze di vita, c’è un altro ostacolo che rischia di allontanare la pensione per le generazioni più giovani: la soglia economica prevista per la pensione di vecchiaia nel sistema contributivo puro. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, non avendo quindi maturato requisiti nel periodo precedente, rientra interamente nel calcolo contributivo
Questa categoria di lavoratori non può andare in pensione a 67 anni solo con 20 anni di versamenti. In sostanza, chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1996 ricade nel sistema contributivo puro, che lega l’età pensionabile anche all’ammontare della pensione.

Un futuro incerto per le generazioni più giovani
Chi ha avuto carriere discontinue, lunghi periodi di inattività, contratti part-time o stipendi bassi rischia seriamente di non raggiungere la soglia minima richiesta dalla normativa. In quel caso, l’unica alternativa è rimandare l’uscita dal lavoro fino a 71 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia contributiva che diversamente non prevede alcun requisito economico.
Secondo i criteri dettati dalla legge vigente l’età pensionabile non può far altro che aumentare, penalizzando coloro che sono entrati da poco nel mercato del lavoro. Le generazioni più giovani rischiano di dover lavorare più a lungo per raggiungere la pensione, con un futuro incerto e pieno di sfide.
