“I Nuovi Angeli” a Mondello, Paki Canzi: «Virus letale per la musica, ma ci rialzeremo»

L’artista milanese, in visita presso il capoluogo siciliano afferma: “Il nostro è un settore che non è stato nemmeno calcolato, e ciò non ha fatto altro che sottolineare la miopia di chi è preposto a salvaguardare i lavoratori in Italia.”

Dici “I Nuovi Angeli” e la memoria degli over cinquanta comincia a viaggiare nel tempo, in particolare a cavallo tra gli anni 60′ e i 70′, quando nel mondo della musica italiana cominciò ad imporsi il cosidetto genere beat. In quel periodo socialmente complicato, rompere gli schemi imposti divenne per i giovani un imperativo. Nei più disparati campi della vita, ciò che si cercava era il nuovo, l’alternativo, insomma, un qualcosa che potesse in qualche modo soddisfare le pulsioni degli animi più inquieti. “I Nuovi Angeli” furono il frutto di tutto ciò. Fu Pasquale Canzi in arte Paki, nel 1966, tra cambi di formazione e reunion, l’ultima delle quali risalente al 2014, a fondare quel gruppo destinato a solcare con successo il panorama musicale italiano. Oggi, a sorpresa ma non troppo, considerati i luoghi toccati nei suoi trascorsi professionali (“Nel lontano 76′, a Zafferana Etnea, per il contributo dato allo spettacolo della Regione Sicilia ricevetti il premio per la sicilianità – ricorda con orgoglio nel corso di un’intervista rilasciata a Palermo Live -, il cosiddetto “Nettuno d’argento”, in quanto quello d’oro era riconosciuto ai nativi isolani”), lo ritroviamo felice e soddisfatto a piazza Mondello, e precisamente nel locale “Da Piero, Pesce e frutti di mare”, luogo ideale dove ricaricarsi in vista di nuove esibizioni. Già, perchè a 73 anni suonati, Paki Canzi, che nel corso della sua lunghissima carriera di mondo ne ha visto eccome, forte di una voce ancora cristallina, di appendere le cosiddette scarpe al chiodo non ci pensa neanche, anzi. “L’auspicio, pandemia permettendo, è di potermi esibire nella vostra spendida città o comunque in generale in Sicilia”. 

Quando scende in Sicilia Paki Canzi non dimentica di fare un salto dagli amici 

LA SICILIA NEL CUORE

Quell’anno (il 76′ ndr), fu indimenticabile perchè caratterizzato da qualcosa come 90 spettacoli organizzati tutti in terra di Sicilia. Quì ho tanti amici, come ad esempio Piero, presso il quale si mangia davvero bene e che non manco mai di incontrare quando scendo giù. E di certo è stata altrettanto gratificante l’accoglienza riservataci dall’Hotel Zagarella di Santa Flavia, dove saremo ospiti per una settimana nel corso della quale, precisamente mercoledì prossimo ci esibiremo in concerto per i residenti.”

Approfittando della sua sagacia in ambito musicale, chiediamo a Paki Kanzi se intravede qualcosa di buono nella nuova generazione di artisti, alle prese con una fase storico sociale davvero complicatissima.,

Le difficoltà in questo momento comprendono tutti coloro che vivono di musica, anche gli artisti già affermati. Il nostro è un settore che non è stato nemmeno calcolato – puntualizza il cantante – , e ciò non ha fatto altro che sottolineare la miopia di chi è preposto a salvaguardare i lavoratori in Italia. Ricordiamo sempre infatti, che attorno al più semplice dei concerti e spettacoli musicali in genere, gravitano le più disparate figure professionali, operatori dello spettacolo, autisti dei camion, operai che montano i palchi, fonici, tecnici vari e gli stessi ristoranti e hotel che lavorano in concomitanza degli eventi. Consideriamolo un domino per cui, una volta che getti per terra un mattoncino, a cascata finisci per atterrare tutte gli altri, con il risultato di penalizzare un’intero, fondamentale indotto. Sintomatico di ciò sono state le cosiddette direttive del Governo, pronte a riconoscere un tot di mille persone ad evento, senza tenere conto della misurazione dei perimetri in cui gli stessi si sarebbero svolti. Mille persone infatti,  in piazza Duomo a Milano non le vedi nemmeno, ma al contempo risultano essere troppe per una piazzetta di cento metri quadri. Beffardo poi, è stato il contributo di 600 euro, che in molti del settore musicale ma non solo non hanno neanche visto. Con 600 euro in un anno non ci si fa neanche la spesa dieci volte, figurarsi viverci.”

Dal sociale, con Paki Canzi si rivira sull’aspetto tecnico della musica, laddove, spesso e volentieri, la sensazione è quella che, per sonorità e contenuti il più sia stato già espresso. C’è davvero, in tal senso, il rischio di forzature in chiave novità, o di scopiazzamenti laddove non si abbiano idee originali? 

La differenza è questa – spiega l’artista nativo di Milano -: una volta, ai miei tempi, si arrangiava un brano per la propria gioia, ossia per se stessi. Poi, se lo stesso, una volta lanciato nel mercato aveva successo, questo era dovuto ad una passione. Oggi, il motivo della crisi del settore è spiegabile con il fatto che si tende a partorire un prodotto su misura per il pubblico. Si costruisce un pezzo tenendo conto della percentuale di gradimento che una sonorità può avere su chi ascolta. Ne viene fuori, inevitabilmente, qualcosa di molto settoriale ancorchè asettico, difficilmente capace di trasmettere reali emozioni. Fabbrico un qualcosa che dovrebbe funzionare ma che alla fine non risulta essere così. La musica in questa maniera finisce per perdere in carisma, vuole essere innovativa ma invece ottiene l’effetto opposto, alla spasmodica ricerca com’è, di nuovi effetti sonori che fanno sembrare già vecchi quelli appena usciti”. E dire che, per tentare di fare altrettanto bene basterebbe attingere dagli esempi di chi in questo settore ha scritto la storia .”Se prendiamo un mostro sacro della musica italiana come Battisti, abbiamo un chiaro esempio di quello che dovrebbe essere lo step corretto per avere successo ed essere ricordati nel tempo.” Come dare torto a Paki Canzi, se solo si pensa che, a distanza di 30 anni, sotto la doccia è più facile sentire persino un giovane fischiettare “Caruso” dell’eterno Dalla o “Volare” dell’indimenticato Modugno che non Mahmood, tanto per citare uno dei tanti giovani artisti più in voga del momento. In poche parole la voce come strumento da una parte, la strumentazione come sostegno delle corde vocali dall’altro.

“TALENT E SANREMO MANOVRATI”

“Ma non solo Dalla, Battisti o Cocciante, parlo in generale di tutti quei cantanti che, pur segnando un’epoca sono rimasti nella mente e nel cuore delle persone. Autori di brani i cui motivi sono cantati tutt’oggi persino dai bambini, senza presuzione alcuna come la nostra stessa “Donna felicità che risale al lontanto 71′. Ad oggi, continuando di questo passo, non vedo sbocchi. Affinchè possa cambiare qualcosa, bisognerebbe sostenere in maniera fattiva questo settore. Di certo non come accade nei talent, spettacoli che nascono con la virtuosa intenzione di lanciare astri nascenti della musica ma che in realtà sono manovrati. Da troppi anni a questa parte pecca lo stesso festival di Sanremo, quando tenta di imporre un gusto destinato a fare presa su un target di pubblico estremamente ristretto, che va dai 12 ai 20 anni. Una percentuale di appena il 10%, bassissima se si pensa alla restante fascia di utenti compresa tra i venti e gli ottanta anni. La prova lampante è lo share di milioni di spettatori che puntualmente fanno registrare programmi televisivi come I migliori anni.” Infine, covid permettendo, l’auspicio è quello di riabbracciare i palermitani, per un concerto senza alcuna restrizione. “Sarebbe fantastico, già a partire dall’estate prossima, darci appuntamento in questa bellissima città per vivere insieme una serata indimenticabile e dalle forti emozioni“. 

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