Viaggi, due biglietti aerei in omaggio se compri questa aspirapolvere | L’offerta furba dell’estate fa già il tutto esaurito

Biglietti omaggio - fonte pexels - palermolive.it

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Un’iniziativa che ha suscitato la curiosità di molti viaggiatori, un’impresa di marketing unica nel suo genere

All’inizio del secolo scorso, James Murray Spangler, un custode con gravi allergie alla polvere e la mente di un inventore, creò il primo aspirapolvere domestico. La sua invenzione fu presto venduta a William Hoover, che fondò la Hoover Company. Il successo fu straordinario: per decenni, Hoover fu sinonimo stesso di aspirapolvere, dominando il mercato con prodotti affidabili e innovativi. Tuttavia, con l’arrivo degli anni ’80 e l’irruzione di nuovi concorrenti, tra cui Dyson, l’azienda iniziò a perdere colpi.

La crisi economica e la perdita di quote di mercato spinsero Hoover a cercare soluzioni drastiche. Sotto la nuova proprietà americana di Maytag, il marchio tentò di risollevarsi con strategie improbabili, tra cui un’aspirapolvere “parlante” che però non conquistò i consumatori. I profitti calarono in modo preoccupante e i magazzini si riempirono di prodotti invenduti, spingendo i dirigenti a considerare mosse pubblicitarie estreme per liberarsene.

Nel 1992, l’agenzia JSI Travel propose a Hoover una campagna apparentemente geniale: offrire due biglietti aerei gratuiti in Europa a chi acquistava un prodotto da almeno 100 sterline. Il piano si basava sulla speranza che solo una piccola parte dei clienti avrebbe completato il complicato iter necessario per ottenere i voli. Le vendite iniziarono a salire vertiginosamente, svuotando i magazzini e dando l’illusione di un successo clamoroso.

Accecata dall’entusiasmo iniziale, Hoover decise di rilanciare la promozione, offrendo anche voli gratuiti per gli Stati Uniti. La nuova campagna si rivelò irresistibile per i consumatori britannici, che si accalcarono nei negozi per acquistare prodotti economici e ottenere viaggi intercontinentali. Ma l’entusiasmo si trasformò presto in panico: la richiesta superava di gran lunga le aspettative e Hoover si trovò a dover garantire voli per centinaia di migliaia di clienti.

I primi segnali di disastro

Nonostante le clausole complesse e i tentativi dell’azienda di ostacolare la fruizione dell’offerta, i clienti riuscirono in massa a rispettare le condizioni. Le compagnie aeree coinvolte non ricevettero prenotazioni, alimentando sospetti e generando un’ondata di rabbia. La stampa sollevò il caso, aumentando la pressione sul marchio. Hoover cercò disperatamente di ridurre i costi, rigettando richieste con cavilli e ritardi, ma era ormai troppo tardi.

Le proteste esplosero. Alcuni, come Dave Dixon, bloccarono fisicamente i mezzi aziendali per protesta. Altri formarono gruppi di pressione per ottenere i voli promessi, arrivando fino alle aule di tribunale. L’immagine pubblica di Hoover fu irrimediabilmente danneggiata. Non solo i clienti delusi boicottarono il marchio, ma iniziarono anche a rivendere in massa gli aspirapolvere appena acquistati, alimentando un mercato parallelo che ridusse ulteriormente il valore percepito dei prodotti.

Aspirapolvere - fonte pexels - palermolive.it
Aspirapolvere – fonte pexels – palermolive.it

Il tracollo finale

Alla fine, l’azienda madre Maytag fu costretta a pagare decine di milioni di sterline per coprire i voli promessi. Più di 200.000 clienti ricevettero i loro biglietti, ma il danno economico fu devastante. La divisione europea di Hoover fu venduta all’italiana Candy per una cifra inferiore a quanto l’azienda aveva perso nella sola campagna. Il danno reputazionale, però, fu incalcolabile.

La storia della promozione dei voli gratuiti di Hoover è oggi considerata uno degli esempi più emblematici di marketing fallimentare. Un’idea nata per risolvere una crisi ha finito per affondare un gigante. Come osservò un giornalista del Guardian, evocare “Hoover” a un congresso di marketing è come gridare “Hindenburg” a un raduno di progettisti di dirigibili: un richiamo istantaneo al disastro.