Salute e Famiglia

Venditore ambulante di mascherine: è polemica su facebook

In tempo di covid-19 parecchi commercianti hanno aguzzato l’ingegno e hanno aggiunto nei loro banconi prodotti che durante questa emergenza vanno per la maggiore, come mascherine, guanti in lattice, visiere, tute protettive, disinfettanti. Ma in questi giorni di pandemia abbiamo visto anche oggetti “stravaganti”, come il barbecue da balcone, frutto dell’ingegno di un fabbro palermitano del quartiere brancaccio. Uno strumento che ha reso meno tristi i giorni di pasqua, pasquetta e primo maggio a diversi palermitani che lo hanno comprato e non hanno così rinunciato all’immancabile e classica “arrustuta” delle festività di primavera.

Con l’avvento della fase 2 in alcuni quartieri di Palermo sono tornate le “vuciazzate” degli sfincionari e l’amplificazione del megafono dell’arrotino. Si comincia a rivedere anche qualche ambulante col “lapino” che vende frutta e verdura e i posteggiatori che, a dire il vero, in alcune zone non sono mai andati via, nonostante gli scarsi affari e i divieti. Quelli che non hanno molte speranze di vendere la propria merce sono i venditori ambulanti – perlopiù extracomunitari – di rose. Con il divieto di sedersi ai tavoli in ristoranti e bar, i loro fiori non avrebbero a chi venderli. 

LE MASCHERINE “AMBULANTI”

Ma bisogna pur vivere. Ed ecco che al posto delle rose, in tempo di covid, spuntano le mascherine. Sono quelle chirurgiche, che lo Stato ha imposto di vendere a 50 centesimi. Introvabili in molte farmacie, ma magicamente già in mano agli ambulanti che le vendono, neanche a dirlo, a prezzi maggiorati. 

LA POLEMICA SU FACEBOOK

La foto di un ambulante extracomunitario che vende mascherine è stata pubblicata su un gruppo facebook che si chiama “Residenti Centro Storico Palermo” e sta facendo molto discutere. Sono tanti gli utenti che difendono l’extracomunitario, che – a detta loro – si è attrezzato per non morire di fame. Ma c’è anche chi si indigna e si domanda come sia possibile che tutte quelle mascherine chirurgiche siano finite in mano ad un ambulante, considerando anche il fatto che in quelle poche farmacie in cui sono arrivate vengono vendute in un numero minore di 10 a persona. E poi c’è chi si preoccupa – forse a dovere – per le condizioni igienico-sanitarie di questi presidi di sicurezza, che sono in mani “poco sicure”.

CONCLUSIONI

Viene il dubbio che dietro a certi eventi ci sia una mano ben più organizzata della spicciola illegalità, e ciò deve fare paura. Soprattutto in questo periodo critico, in cui la criminalità, organizzata e non, ha terreni fertili e fragili da esplorare. E poi c’è la pandemia: siamo sicuri che una mascherina venduta per strada, anche se imbustata e sigillata, sia realmente sicura? Da quali e da quanti mani è passata, da chi e quando è stata confezionata? Lasciamo a voi le facili deduzioni.

Published by
Redazione PL