Dall'Italia

Urla, bestemmie e video hard a pagamento durante video-lezioni in Dad

Lezioni interrotte dalle urla, bestemmie, filmati hard mandati al posto della faccia del docente. E ancora, «Faccetta nera» a tutto volume e altre canzoni. La polizia postale di Genova ha denunciato gli autori delle incursioni nella Didattica a distanza imposta dal Covid, con centinaia di colpi in tutta Italia soprattutto nel lockdown dello scorso anno. Nei guai sono finiti due ragazzi di circa 20 anni e un minorenne. Tra loro lo youtuber Bibo Player, soprannome usato da un influencer milanese, che testa i videogiochi per il suo pubblico. C’è anche un ventenne pluriripetente originario di Milazzo. Invece di seguire le lezioni da remoto dei suoi insegnanti di un istituto superiore, s’intrufolava in quelle tenute da altri docenti in tutta Italia. Gli agenti della postale sono partiti dalle numerose segnalazioni dei presidi liguri che da marzo 2020 fino alle scorse settimane hanno segnalato le incursioni nelle lezioni in Dad.

INGAGINI, PERQUISIZIONI E SEQUESTRI

Le perquisizioni, eseguite con l’ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno consentito il sequestro di computer, tablet e smartphone. Verranno analizzati dagli esperti della Postale per valutare la posizione degli altri giovani iscritti nelle chat utilizzate per i raid alle lezioni. I ragazzi sono stati denunciati, e le indagini proseguono per capire in quante chat si siano infiltrati.

INCURSIONI A PAGAMENTO PER SALTARE INTERROGAZIONI

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Walter Cotugno, erano gli stessi alunni che inserivano il link delle video lezioni nelle chat di Telegram e Instagram create proprio per disturbare i professori. “Ho interrogazione venerdì, ti mando il link così fai saltare tutto”, si scrivevano i ragazzini, “se vuoi che entri durante la lezione mi devi pagare”. Al momento non è emerso se e quanto si facessero pagare per sabotare le lezioni on line. I tre denunciati hanno ammesso le loro azioni e la Polizia Postale li ha denunciati per accesso abusivo a sistemi informatici e interruzione di pubblico servizio. Hanno detto di avere fatto una bravata, senza nemmeno rendersi conto del danno fatto. Anche se in alcune chat, scrivevano che “Telegram è crittografato e non rilascia i dati alla polizia postale”. Oppure, “La polizia ha altro da fare che venirci a cercare”.

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Pippo Maniscalco