URGENTE – Allerta alimentare, frutta e verdura contaminate con polvere di pneumatici | Ministero ordina il ritiro di questi lotti

Pneumatici - fonte pexels - palermolive.it

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Uno studio lancia l’allarme: tracce di sostanze chimiche nei prodotti ortofrutticoli più consumati

Uno studio condotto dal Politecnico federale di Losanna (EPFL) e dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) ha rivelato la presenza di additivi degli pneumatici nelle verdure comunemente acquistate in Svizzera. I risultati, pubblicati sulla rivista Journal of Hazardous Materials, indicano che circa un terzo dei campioni analizzati contiene tracce di composti chimici derivanti dall’abrasione degli pneumatici, come il 6-PPD e il suo derivato 6-PPD-chinone. Questi risultati sollevano preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sugli effetti a lungo termine sulla salute umana.

Gli pneumatici contengono diversi additivi, tra cui antiossidanti e agenti vulcanizzanti, utilizzati per migliorarne la performance e la durata. Con il tempo, questi componenti si liberano nell’ambiente a causa dell’usura durante la guida. Le particelle risultanti si disperdono nell’aria, si depositano sul suolo o vengono trasportate dalle acque meteoriche. Fino ad oggi si pensava che l’esposizione avvenisse principalmente per inalazione, ma questo studio dimostra che anche gli alimenti sono un veicolo di contaminazione.

L’analisi ha incluso un centinaio di prodotti ortofrutticoli tra i più consumati, provenienti da nove canali di distribuzione differenti, dai supermercati alle botteghe di quartiere. Le verdure prese in esame spaziavano da quelle a foglia come lattuga e spinaci, a quelle a radice come carote e cipolle, fino a quelle a frutto come pomodori e zucchine. I risultati mostrano che il 31% dei campioni conteneva residui degli additivi, indipendentemente dal metodo di coltivazione, biologico o convenzionale.

L’interesse per questo tema si è acceso già nel 2023, quando un’inchiesta del settimanale svizzero-tedesco K-Tipp ha rivelato che dodici insalate su quindici analizzate a Vienna contenevano polveri di gomma. Quella scoperta aveva suscitato allarme nell’opinione pubblica e spinto le autorità svizzere ad approfondire la questione. Lo studio EPFL-USAV conferma oggi la fondatezza di quei risultati, indicando una contaminazione estesa e persistente.

Effetti sulla salute ancora poco chiari

Le sostanze rilevate, come il 6-PPD e il DPG, sono note per essere tossiche nei roditori, causando problemi di fertilità e danni neurologici. Tuttavia, mancano studi specifici sull’impatto che queste sostanze possono avere sul corpo umano. È incerto se vengano metabolizzate, accumulate o espulse, e in quale misura possano nuocere alla salute. Gli scienziati invitano alla prudenza e sottolineano l’urgenza di approfondire la questione.

Secondo Florian Breider, direttore del Laboratorio Centrale Ambientale dell’EPFL e primo autore dello studio, queste sostanze sono ormai parte del “fondo diffuso” di inquinanti che ci circondano quotidianamente. Anche le aree rurali, generalmente considerate meno esposte, non sono immuni. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, il traffico stradale non è l’unico fattore determinante: le particelle possono viaggiare e depositarsi anche lontano dalle fonti originarie.

Frutta e verdura - fonte pexels - palermolive.it
Frutta e verdura – fonte pexels – palermolive.it

Verso nuove strategie di contenimento

In risposta a questi dati preoccupanti, in Svizzera sono in corso ricerche per limitare la dispersione di particelle dalla superficie stradale. Si punta a migliorare i materiali dell’asfalto e a sensibilizzare i conducenti, dal momento che uno stile di guida aggressivo, con continue frenate e accelerazioni, accelera l’usura degli pneumatici e quindi la diffusione degli additivi nell’ambiente.

Il GR-CEL dell’EPFL si prepara a lanciare nuove indagini nei prossimi mesi, mentre laboratori cinesi stanno già monitorando la presenza di queste sostanze nel sangue e nelle urine della popolazione. Intanto, gli esperti invitano a riflettere sull’impatto ambientale delle nostre abitudini quotidiane e sull’importanza di affrontare il problema alla radice, ripensando materiali e processi industriali, ma anche modelli di consumo.