URGENTE Agenzia delle Entrate – “Era un regalo di mio padre”: anche un catorcio di terza mano va segnalato | Multa automatica se non lo dichiari
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Nel mirino dell’Agenzia anche i movimenti apparentemente innocui: il fisco stringe i controlli.
Ogni giorno milioni di italiani effettuano bonifici, ricevono pagamenti o prelevano contanti dal proprio conto senza pensarci troppo. Un regalo da un parente, la vendita di un oggetto usato, un piccolo prestito tra amici: azioni comuni che, fino a ieri, non sembravano degne dell’attenzione del Fisco.
Ma oggi qualcosa sta cambiando. L’Agenzia delle Entrate ha deciso di alzare il livello di sorveglianza e nessuna transazione, anche se di modesta entità, può più essere considerata “fuori portata”.
Non si tratta di un allarme generico. Negli ultimi mesi, le segnalazioni di contribuenti raggiunti da accertamenti fiscali per bonifici ricevuti o per versamenti in contanti senza causale sono aumentate sensibilmente. La tendenza è chiara: ogni movimento di denaro può generare sospetti, soprattutto se non accompagnato da una documentazione che ne giustifichi la natura. Perfino l’acquisto di un’auto usata da un familiare o la donazione di qualche migliaio di euro per aiutare un figlio rischiano di innescare verifiche a catena.
Il contesto, va detto, è quello di un’azione di contrasto sempre più mirata all’evasione fiscale. Il principio guida è semplice: chi ha qualcosa da nascondere ha paura della tracciabilità. E dunque ogni passaggio di denaro, se tracciato, può svelare comportamenti sospetti o irregolarità, anche involontarie. Da qui nasce il nuovo approccio dell’Agenzia: non più accertamenti casuali, ma un’analisi approfondita e capillare dei movimenti bancari di ogni contribuente.
Conti correnti sotto osservazione, ma anche i regali tra parenti
A finire sotto la lente, dunque, non sono solo i grandi trasferimenti internazionali o i redditi milionari non dichiarati. Anche una somma ricevuta da un parente può destare sospetti, se non accompagnata da un atto scritto, da una causale chiara o da una comunicazione preventiva. E questo riguarda perfino le donazioni di oggetti: da un’auto a un orologio di valore. Se il passaggio non è registrato o segnalato, il rischio è quello di una sanzione automatica.
Il controllo parte quasi sempre dai dati bancari. L’Agenzia, infatti, può accedere a tutte le informazioni sui bonifici effettuati e ricevuti da un contribuente. Non può, per ora, chiedere conto dei prelievi, ma può incrociare i dati e mettere in discussione le entrate o le uscite non giustificate. Il contribuente ha diritto a presentare le proprie spiegazioni, ma deve farlo con prove documentali: scritture private, ricevute, fatture, o dichiarazioni sottoscritte dalle parti.
Attenzione ai contanti: il limite che non si può superare
Il vero punto critico, tuttavia, resta l’utilizzo del contante. Per legge, nel 2024 il limite massimo per i trasferimenti in contanti tra privati è di 4.999 euro. Superare questa soglia, anche per motivi apparentemente banali come un prestito familiare o la compravendita di un bene, può costare caro. In assenza di una giustificazione chiara e documentata, l’Agenzia delle Entrate può presumere che si tratti di somme legate a evasione fiscale.
Il motivo è chiaro: il denaro contante non lascia traccia. E se da un lato i bonifici, anche di migliaia di euro, sono facilmente giustificabili grazie alla causale e alla tracciabilità bancaria, i versamenti in contanti restano un terreno scivoloso. Chi li effettua o li riceve rischia accertamenti fiscali, multe e – nei casi peggiori – una vera e propria indagine tributaria. Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate ha annunciato che terrà sotto stretto controllo ogni trasferimento di denaro, tracciabile o meno, e verificherà che vi siano sempre motivazioni coerenti e compatibili con la situazione economica del contribuente. In parole povere: anche un vecchio catorcio regalato dal padre va registrato e segnalato, se ha un valore economico rilevante. Perché di fronte al Fisco, tutto deve avere un senso. E chi non può dimostrarlo, paga.