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TARI e parcheggi scoperti, una sentenza fa chiarezza, la tassa sui rifiuti che deve pagare chiunque
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha definitivamente chiarito uno degli aspetti più controversi legati alla tassa sui rifiuti. Si tratta della possibilità per i Comuni italiani di estendere il pagamento della TARI anche ai parcheggi scoperti. La pronuncia è arrivata il 23 maggio 2024 con la sentenza numero 14404, e ha sancito un principio destinato a incidere su molti contribuenti in tutta Italia.
La TARI, acronimo di tassa sui rifiuti, è dovuta da chiunque possieda o detenga immobili o aree che possano generare rifiuti urbani. Il tributo serve a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento rifiuti a livello comunale. Ogni amministrazione stabilisce autonomamente le tariffe, suddividendole in una quota fissa e una variabile, in base a parametri come la superficie dell’immobile e il numero di occupanti.
Uno dei punti più discussi nel tempo ha riguardato l’obbligo o meno di pagare la TARI sui parcheggi scoperti. Molti contribuenti ritenevano che tali spazi, non essendo chiusi né abitualmente utilizzati per attività produttive, dovessero essere esclusi dal calcolo della tassa. Tuttavia, alcuni Comuni avevano già introdotto regolamenti che includevano anche queste superfici tra quelle soggette a tassazione.
La sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta proprio per dirimere questa questione. Con il pronunciamento n. 14404, i giudici hanno affermato che i regolamenti comunali che prevedono il pagamento della TARI anche per i parcheggi scoperti sono legittimi. Secondo la Suprema Corte, questi spazi, per quanto privi di copertura, possono essere assimilati a garage e depositi, in quanto potenzialmente produttivi di rifiuti.
I criteri di assimilazione con garage e depositi
Nel ragionamento della Cassazione, ciò che conta è l’utilizzo potenziale dell’area e non tanto la sua copertura fisica. Un parcheggio scoperto, al pari di un garage, può raccogliere rifiuti derivanti dall’uso dell’automobile, come carta, plastica, contenitori o altri materiali. Per questo motivo, l’inclusione nelle categorie già soggette a TARI, come magazzini e autorimesse, risponde a criteri logici ed economici.
Il chiarimento fornito dalla sentenza avrà un impatto significativo sui contribuenti, soprattutto nei Comuni che fino ad oggi non avevano ancora applicato questa interpretazione. I cittadini dovranno quindi tenere in considerazione anche i propri spazi all’aperto quando calcolano la superficie su cui viene applicata la tassa. La misura potrebbe comportare un aumento dell’importo dovuto, seppur in misura contenuta rispetto ad altri locali.
I poteri dei Comuni nella regolamentazione
La Corte ha inoltre sottolineato che la legittimità della delibera comunale non si basa sul confronto tra tariffe differenti per le varie categorie, ma sulla relazione tra il costo del servizio e le categorie stesse. In questo senso, i Comuni mantengono piena facoltà di disciplinare l’applicazione della TARI anche in funzione delle caratteristiche dei servizi erogati sul proprio territorio.
La decisione della Cassazione si inserisce nel più ampio dibattito sull’equità e sulla sostenibilità del sistema tributario locale. Stabilire che anche i parcheggi scoperti contribuiscano ai costi del servizio di igiene urbana significa uniformare le regole e ridurre le zone d’ombra interpretative. Resta fondamentale che i Comuni agiscano con trasparenza e chiarezza, informando i cittadini su come vengono calcolate le tariffe e quali spazi sono inclusi nella base imponibile.