ULTIM’ORA MINISTERO DELL’AMBIENTE – Proibito versarlo nel lavandino: ne produci 5 litri all’anno | Se lo fai sono 1500€ di multa

Olio usato - fonte pexels - palermolive.it

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Smaltire l’olio di frittura correttamente è un dovere ambientale, dove di butta e cosa si rischia

L’olio di frittura esausto è un rifiuto domestico molto inquinante che richiede attenzione e consapevolezza per essere smaltito nel modo corretto. Gettarlo nel lavandino, nel WC o sul suolo non è solo un comportamento irresponsabile, ma anche vietato dalla legge italiana. Le conseguenze ambientali possono essere gravi: basti pensare che un solo litro di olio disperso nell’ambiente può contaminare fino a un milione di litri d’acqua. Proprio per questo motivo, lo smaltimento dell’olio esausto è disciplinato da normative precise.

In Italia, il Decreto Legislativo 152 del 2006 stabilisce l’obbligo per cittadini e aziende di raccogliere e conferire correttamente gli oli vegetali esausti. Il codice identificativo del rifiuto è CER 20.01.25, e chi non rispetta le disposizioni rischia sanzioni amministrative da 270 a 1.550 euro. Le multe possono diventare penali nei casi più gravi o se si tratta di attività commerciali come ristoranti. L’olio esausto, infatti, contiene residui carbonizzati e sostanze ossidate che lo rendono altamente inquinante per le acque e le reti fognarie.

Per smaltire correttamente l’olio usato in cucina è fondamentale raccoglierlo in un contenitore, preferibilmente di plastica, e conservarlo fino a raggiungere una quantità utile da portare in un’isola ecologica o in un centro di raccolta autorizzato. Alcuni comuni rilasciano anche una ricevuta al momento del conferimento, utile per attestare il corretto smaltimento soprattutto nel caso di verifiche presso attività commerciali. Il contenitore non deve contenere acqua o altri liquidi e l’olio va versato freddo, per evitare rischi e contaminazioni.

In molte città, la raccolta dell’olio di frittura è affidata alla municipalizzata che raccogli i rifiuti. I cittadini possono portare l’olio nei centri di raccolta differenziata, dotati di contenitori appositi. È possibile consultare i siti istituzionali per individuare il punto più vicino, con tanto di indirizzo e orari di apertura. In alcune zone sono attivi anche servizi di raccolta a domicilio, che rendono ancora più semplice rispettare le regole e contribuire alla tutela dell’ambiente.

Dove conferire l’olio usato a Milano

A Milano, il servizio di raccolta è gestito da AMSA. I cittadini hanno a disposizione numerosi ecopunti e stazioni ecologiche dove conferire l’olio vegetale esausto. AMSA fornisce anche un’ampia sezione informativa sul proprio sito web, spiegando l’importanza del corretto smaltimento e i danni che derivano da una gestione scorretta di questo rifiuto. Il comune promuove campagne di sensibilizzazione nelle scuole e nei quartieri per coinvolgere l’intera cittadinanza.

A Torino, AMIAT, società del gruppo Iren, gestisce la raccolta tramite centri attrezzati per ogni tipo di rifiuto speciale domestico. Anche a Bologna, il gruppo Hera mette a disposizione diversi punti ecologici dove è possibile smaltire l’olio di frittura. In entrambe le città, le piattaforme digitali delle aziende forniscono mappe interattive, orari e istruzioni per agevolare i cittadini e garantire un servizio trasparente ed efficiente.

Olio usato - fonte pexels - palermolive.it
Olio usato – fonte pexels – palermolive.it

Verona e Napoli: attenzione alla capillarità sul territorio

A Verona il gestore ambientale AMIA ha organizzato una rete capillare di punti di raccolta su tutto il territorio urbano, rendendo il servizio accessibile anche nei quartieri più periferici. A Napoli, ASIA Napoli coordina la raccolta dell’olio esausto attraverso i centri di raccolta differenziata. Il sito dell’azienda offre una mappa interattiva sempre aggiornata con informazioni dettagliate sui contenitori disponibili e sui giorni di apertura.

Lo smaltimento corretto dell’olio di frittura non è soltanto un obbligo normativo, ma anche un atto di civiltà. Proteggere l’ambiente e prevenire l’inquinamento delle acque richiede l’impegno quotidiano di tutti. Rispettare le regole, informarsi sui servizi offerti dal proprio comune e adottare buone pratiche in cucina sono i primi passi per costruire una cultura ecologica diffusa e responsabile.