UFFICIALE – APPROVATO Nuovo Piano Regolatore Comunale: vietati gli ascensori a tutti i condomini | Si torna alla corda e al secchio

ascensore (pexels) - palermolive
Il nuovo Piano Regolatore Comunale (PRG), recentemente approvato con un voto a maggioranza in consiglio comunale, segna un cambio di passo netto nella gestione dello sviluppo urbano e della tutela architettonica.
Nei prossimi mesi, migliaia di edifici dovranno fare i conti con nuove regole, più stringenti, più tecniche, più lente. L’obiettivo dichiarato è quello di valorizzare il tessuto storico, riducendo l’impatto delle costruzioni moderne e favorendo una pianificazione armoniosa. Ma dietro l’intento di razionalizzazione si cela un nodo più difficile da sciogliere: quello delle autorizzazioni edilizie.
Dai centri storici fino alle periferie residenziali, ogni modifica strutturale dovrà sottostare a vincoli più rigorosi. Cambia la zonizzazione, vengono introdotte aree di “sensibilità paesaggistica avanzata” e, cosa più temuta dai residenti, diventa praticamente impossibile realizzare modifiche interne che alterino l’impianto originario di molti stabili — ascensori inclusi.
Le nuove norme si accompagnano a un rafforzamento dei controlli: non basterà più una semplice comunicazione o una vecchia pratica dimenticata negli archivi. I tecnici comunali, con nuove deleghe ispettive, saranno chiamati a esaminare ogni progetto al microscopio. La soglia di tolleranza per errori, mancanze o semplici difetti di forma si abbassa drasticamente.
Anche gli interventi considerati “minori” rientrano in questo giro di vite. Un esempio lampante? L’installazione di ascensori all’interno delle corti condominiali, tema su cui si è già espressa recentemente la giurisprudenza amministrativa. Il nuovo PRG recepisce infatti una serie di indicazioni regionali e sentenze, rendendo il procedimento autorizzativo ancora più vincolato.
SCIA: più veloce solo se è perfetta
La Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) resta lo strumento cardine per procedere con interventi edilizi senza passare per il permesso di costruire. Ma non ci si illuda: la velocità della SCIA è reale solo se la documentazione è impeccabile.
Infatti, secondo quanto previsto dall’art. 22 del DPR 380/01, la SCIA può essere utilizzata per manutenzioni straordinarie, ristrutturazioni leggere e restauri, purché non sia richiesto un permesso specifico. Tuttavia, ogni SCIA carente, incompleta o confusa, sospende l’efficacia del titolo stesso e blocca i lavori. Il Comune ha 30 giorni per verificare, ma il silenzio-assenso non scatta se il progetto non è chiaro o mancano documenti chiave.
Sentenze, casi concreti e progetti bloccati: la SCIA sotto la lente
Un esempio emblematico è quello recentemente esaminato dal Consiglio di Stato (sentenza n. 3925/2025), relativo all’installazione di un ascensore privato in un cortile condominiale. Nonostante fosse stata presentata una SCIA, il Comune ha disposto il blocco dei lavori a causa della totale assenza di elaborati tecnici completi, come sezioni quotate, prospetti e relazioni tecniche.
Il Consiglio di Stato ha stabilito che una SCIA può essere ritenuta inefficace se i documenti allegati non consentono all’Amministrazione di verificare la legittimità dell’intervento. Non bastano piante schematiche o rendering generici: servono dettagli precisi, misure, materiali e verifiche urbanistiche e paesaggistiche. Solo così si può evitare una sospensione o, peggio, una sanzione. Chi pensa di usare la SCIA per “aggirare” i percorsi più lunghi del permesso di costruire, oggi rischia grosso. Non solo un fermo lavori, ma anche una richiesta formale di reintegrazione progettuale o, nei casi più gravi, una sanzione per attività edilizia illecita.