Dal resto della Sicilia

Tratta di minorenni, schiavizzate e fatte prostituire: 4 arresti a Siracusa

Con l’operazione denominata “Bad mama” la Squadra Mobile di Siracusa ha tratto in arresto quattro cittadini nigeriani. Per loro le gravi accuse di tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale e riduzione in schiavitù. Gli indagati si muovevano insieme ad altri soggetti non ancora identificati in Libia e Nigeria. L’operazione è stata condotta in collaborazione dell’Ufficio di Polizia di Frontiera di Malpensa, sotto il coordinamento della Dda di Catania. Gli indagati coinvolgevano nel giro di schiavitù e prostituzione anche minorenni, ed esponevano le persone ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica.

In particolare la banda faceva attraversare a donne indifese il loro continente di origine, sotto il controllo di altri criminali che le sottoponevano a diverse forme di violenza. Infine, le facevano arrivare in Italia via mare su imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole così ad ulteriori rischi. Così, tra i capi di accusa, vi è anche la commissione di reati criminali in più di uno Stato, nonché favoreggiamento di immigrazione clandestina.

A dare il via alle indagini l’identificazione di una cittadina nigeriana molto giovane appena fuggita dall’abitazione della propria “madame”, che dopo averla sottoposta al rito Ju-Ju, l’aveva trasferita in Italia, promettendole un lavoro lecito. Una volta in Italia, invece, l’aveva costretta a prostituirsi; visto il rifiuto della giovane di prestarsi allo sfruttamento sessuale, la donna con l’aiuto del suo compagno, un connazionale, utilizzava anche strumenti di coercizione violenta. Stessa storia per altre 13 minorenni vittime di di sfruttamento della prostituzione.

IL MECCANISMO ADOTTATO

I quattro arrestati, tra cui la stessa madame nigeriana, potevano contare su contatti con connazionali all’estero, in Nigeria e in Libia. Essi consentivano loro di seguire a distanza tutte le fasi del traffico illecito di persone: il “reclutamento”, la sottoposizione a JuJu, la partenza dalla Nigeria fino all’approdo a destinazione.

Uno degli indagati, in particolare, si occupava di “intermediazione finanziaria”. Nella pratica consentiva ad altri, tramite una rete abusiva, a fronte del pagamento di commissioni il trasferimento di fondi all’estero. Così, mediante rapporti fiduciari di tipo compensativo con corrispondenti esteri, questi ultimi provvedevano ad erogare al destinatario in Nigeria una somma equivalente a quella consegnata in Italia, ma in valuta nigeriana. In questo modo si eludevano i canali bancari e finanziari ufficiali, e con essi le leggi che regolano le operazioni legate al transito internazionale di denaro.

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Redazione PL