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“The Matilda  Effect”, dieci artiste per ricordare il genio femminile cancellato

The Matilda Effect” è il progetto espositivo curato e ideato da Francesco Piazza e sposato con grande entusiasmo dal gallerista Massimo La Piana. Lo spunto arriva dalla “Giornata internazionale delle donne nella scienza”, che si celebra l’11 febbraio. Ricorrenza istituita dall’Onu nel 2015, ha lo scopo di sensibilizzare e promuovere “la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze; in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali”.

Dieci artiste hanno dunque contribuito a ricordare il valore e il genio di tutte le donne “cancellate”, lasciate indietro, volutamente dimenticate, per il solo fatto di appartenere al genere femminile. L’appuntamento va dal 5 al 26 marzo.

La “cancellazione” delle donne

La mostra si prefigge, dunque, un obiettivo importante: stimolare un ragionamento e costruire un dialogo sincero e privo di retorica su un tema come l’uguaglianza di genere. Perché scienza e uguaglianza di genere sono un binomio irrinunciabile, ma che ancora fatica ad essere accettato.

Un divario dalle radici profonde, rafforzato da stereotipi di genere e convenzioni. La scienza è stata molto tempo appannaggio degli uomini e ciò ha impedito a troppe donne di poter seguire la strada che avrebbero voluto.

Sono gli anni in cui la storia dell’emancipazione della donna è stata al contempo una drammatica storia di emarginazione. Nel percorso verso l’affermazione femminile, infatti, la pratica scientifica ha occupato sicuramente un posto di rilievo; numerose le difficoltà attraversate nel tempo, molte delle quali non ancora pienamente superate.

Già tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 si sviluppò addirittura un sistematico processo di “cancellazione” delle donne di scienza e del loro operato dalla memoria storica. Una cancellazione favorita anche dal fatto che, quasi sempre, per essere prese in considerazione, le donne dovevano pubblicare col nome dei mariti o sotto pseudonimi maschili.

“The Matilda Effect

Nei paesi anglosassoni questa tendenza a negare il contributo femminile all’invenzione scientifica è stata studiata dalla storica Margareth Rossiter. Lei parlò di “Effetto Matilda”, dal nome della scrittrice e saggista statunitense Matilda Joslyn Gage, suffragetta, attivista per i diritti dei nativi americani, abolizionista e libera pensatrice.

“The Matilda Effect” non è e non vuole essere una mostra celebrativa o agiografica. Piuttosto è un elogio dell’intelligenza, spesso del genio, non solo nella pratica scientifica, che è solamente uno dei molteplici ambiti in cui si muovono le donne. Ambiti che dovrebbero vedere un’equa divisione tra uomini e donne, ma che ancora oggi vengono contesi e spesso considerati “robe da maschi”.

La mostra affronta proprio il tema del gender gap – letteralmente “divario di genere” – ovvero la differenza di condizioni, trattamento e opportunità tra uomini e donne. Il fenomeno non si limita al solo ambito scientifico, ma investe ogni ambito della società e del vivere quotidiano.

Uguaglianza e parità

“Le 10 artiste invitate hanno voluto intraprendere la strada non facile di una descrizione intima e personale del loro rapporto con un mondo declinato al maschile, instillando nei loro lavori il germe della passione e della conquista e rivendicando il ruolo fondamentale delle donne nella lotta contro un sistema, molto simile a quello raccontato dalla Cage, che vorrebbe ancora cancellarne lo spirito di intraprendenza e l’affermazione individuale”. Così scrive nel testo curatoriale Francesco Piazza.

“Parlare delle donne nella scienza, quindi, non vuol dire solo celebrare il genio, l’intelligenza e la capacità di raggiungere traguardi importanti ma è, realmente, l’occasione per ricordare la storia di un percorso fatto di ostacoli e impedimenti anche drammatici, volti a rivendicare un’equa ripartizione dei ruoli nella società”.

“Significa anche affrontare temi più estesi e universali come l’uguaglianza e la parità di genere; le battaglie per il femminismo, per i diritti politici, l’aborto e gli straordinari contributi delle donne alla letteratura e all’arte. Parlare delle donne nella scienza vuol dire mantenere viva un’ideologia e le azioni attuate nel tempo contro tutti gli stereotipi divisivi onorando le numerose intelligenze “comuni” che hanno, per sempre, modificato la struttura sociale e la vita di intere generazioni”.

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Redazione PL