SUICIDIO TARI – scatta il rincaro horror: la prossima costerà il 900% in più | 2500€ da pagare in un’unica rata

Tari (ecodallecitta) - palermolive
Stangata rifiuti per milioni di famiglie italiane: la TARI sta per colpire più dura che mai.
La tassa sui rifiuti, la famigerata TARI, è tornata al centro del dibattito nazionale. A partire dal 2025, i Comuni stanno aggiornando i piani tariffari con aumenti che in alcuni casi sfiorano il 900% rispetto agli anni precedenti. Si parla di cifre che possono toccare i 2.500 euro per una famiglia media in aree urbane, con la beffa aggiuntiva di dover saldare l’intera somma in un’unica soluzione. Un incubo economico per pensionati, famiglie numerose e lavoratori a basso reddito.
Gli aumenti, spiegano le amministrazioni, sarebbero il frutto dell’incremento dei costi di gestione, smaltimento e aggiornamento delle infrastrutture ecologiche. Ma i cittadini faticano a trovare giustificazioni plausibili. In molti casi, infatti, il servizio resta identico: ritiri saltuari, cassonetti danneggiati e percentuali di raccolta differenziata ancora sotto la soglia europea.
Le associazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra. Secondo Federconsumatori, si tratta di un rincaro senza precedenti che rischia di penalizzare proprio i più virtuosi, ovvero coloro che differenziano correttamente. Alcuni Comuni, inoltre, avrebbero introdotto tariffe punitive per chi non rispetta le nuove disposizioni di conferimento, soprattutto sui rifiuti “speciali” come gli ingombranti o i tessili.
Proprio su quest’ultimo fronte, il 2025 ha segnato un cambiamento epocale: dal 1° gennaio, è in vigore una nuova normativa europea che vieta il conferimento dei rifiuti tessili nell’indifferenziata. Una maglietta strappata, un paio di scarpe rotte o delle vecchie tende? Non si possono più gettare come prima: vanno conferite negli appositi contenitori gialli per il riciclo dei tessuti.
Tessili fuori legge: ora costano caro
La nuova normativa, pensata per contrastare l’inquinamento da fast fashion, obbliga i Comuni a istituire raccolte specifiche per i rifiuti tessili. Il mancato rispetto può comportare sanzioni fino a 2.500 euro. Il problema? In molte città i contenitori ancora non ci sono, e i cittadini – spesso ignari – rischiano multe salatissime solo per aver gettato un paio di calzini bucati nel cassonetto sbagliato.
L’Italia, in realtà, aveva anticipato la normativa con il Decreto Legislativo 116/2020, che dal 2022 ha introdotto la raccolta differenziata dei tessili. Tuttavia, l’effettiva implementazione è rimasta a macchia di leopardo. Ora, con l’obbligo esteso a tutta l’Unione europea, chi non si adegua rischia grosso. E gli aumenti della TARI, secondo alcuni osservatori, servono anche a coprire le mancate entrate derivanti dalla scarsa efficienza del sistema.
E quella “borsa termica”? Non è un caso
Molti utenti, sentendo parlare di aumenti record e sanzioni da capogiro, si chiedono se ci sia una soglia tollerata per piccoli errori o conferimenti minimi. La risposta sta nei dettagli. Le normative locali fanno spesso riferimento alla quantità “massima consentita” per gli smaltimenti domestici accidentali, indicandola come l’equivalente della capienza di una borsa termica da supermercato.
In pratica, se ti trovi con pochi tessili da buttare, potresti anche cavartela – a patto di non superare i 15-20 litri tipici di una borsa termica. Oltre quella soglia, scatta la multa, specialmente se i controlli accertano il deposito in cassonetti errati o fuori orario. È una misura discutibile, certo, ma pensata per disincentivare lo smaltimento selvaggio e promuovere la responsabilità ambientale.