La visita presso la Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi, nel quartiere Brancaccio di Palermo, si sarebbe trasformata in una brutta esperienza per una scolaresca di Ancona. A raccontarlo, denunciando l’accaduto, è Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro.
“Giovedì 3 aprile 2025, un gruppo composto da 123 persone, tra studenti ed insegnanti del Liceo Rinaldini di Ancona, accompagnato da una guida, è stato in visita presso la Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi – si legge in una nota -. Nei luoghi dell’opera quotidiana del Centro di Accoglienza Padre Nostro, fondato dal Beato, le visite di gruppi così numerosi sono ormai una consuetudine, vera linfa vitale per un luogo periferico che, anche grazie all’attenzione di migliaia di visitatori ogni anno, ha, giorno per giorno, l’occasione di promuovere opportunità per il territorio. Purtroppo, abbiamo avuto oggi l’ennesima riprova che non tutti vivono in questi termini la benedizione di essere testimoni viventi dei frutti del martirio del Beato”.
“Si è, infatti, verificato un increscioso episodio, in quanto, con modalità più palesi ed inquietanti di quanto avvenuto in passato – prosegue Artale – un gruppo di ragazzi del territorio si è rivolto in tono minaccioso, utilizzando anche dei coltellini, ad una parte dei visitatori che avevano già terminato il giro guidato dei luoghi ed attendevano la restante parte degli allievi e degli insegnanti per andare via. Sia gli adulti che i ragazzi del gruppo si sono, com’è naturale, molto impauriti e sono scappati raggiungendo i pullman che sostavano in via dei Picciotti. Crediamo di non peccare di presunzione nell’immaginare cosa avrebbe detto Padre Puglisi in una simile circostanza…”
“‘Vorrei conoscere i motivi che vi spingono a ostacolare chi tenta di educare i vostri figli al rispetto reciproco, ai valori della cultura e della convivenza civile… parliamone, spieghiamoci e ricordate: chi usa la violenza non è un uomo, si degrada da solo al rango di animale’. Con queste parole si era rivolto direttamente ai mafiosi nel corso di una delle sue ultime omelie, con voce ferma”.
“Anche noi oggi riteniamo di dover usare la stessa fermezza per evitare che episodi simili vengano derubricati a ragazzate – dice Artale -. Come operatori del Centro di Accoglienza Padre Nostro, non possiamo farlo e per diversi motivi. Innanzitutto, la nostra presenza quotidiana sul territorio ci consente di rappresentare presidi e rilevatori di segnali di allarme che non possono essere ignorati. In circa 10 anni si è registrata una triste sequela di atti vandalici, puntualmente denunciati dal Centro di Accoglienza Padre Nostro e puntualmente seguiti dal ripristino del danneggiamento, nella ferma convinzione che l’esercizio della capacità riparativa delle ferite del territorio abbia un valore simbolico, oltre che materiale, e che possa rappresentare la goccia che scava la pietra. Ma oggi, con animo triste ed inquieto, non possiamo non rilevare una svolta pericolosa ed evidente, quando dalla possibilità di arrecare danno alle cose si passa alla possibilità di fare del male alle persone, che vengono in tal modo deumanizzate”.
“Quotidianamente – prosegue la nota – ci capita di ascoltare nelle cronache episodi di violenza incomprensibili messi in atto da parte di ragazzi e giovani e di chiederci se siamo già arrivati a una soglia critica? Oggi, noi operatori del Centro di Accoglienza Padre Nostro ci sentiamo di dare una risposta a questa domanda: si, siamo giunti ad una soglia critica, cui dobbiamo porre un freno se non vogliamo rischiare che qualcosa di ancora più grave accada, che la violenza diventi per questi ragazzi una dimensione esistenziale, un punto di non ritorno. Riteniamo che episodi come quello accaduto oggi vadano ben oltre la fisiologica rabbia adolescenziale, che deve essere incanalata per aiutare i ragazzi a crescere. Riteniamo doveroso segnalare il pericolo di escalation che tocchiamo con mano ogni pomeriggio nella piazzetta che è stata luogo del sacrificio del Beato Giuseppe Puglisi e che, proprio alla luce di questo sacrificio, desideriamo sia luogo di pace”.
La consigliera comunale di Fdl e componente della commissione attività sociali del Comune di Palermo, Germana Canzoneri, interviene in merito all’episodio. “Condanno fermamente il grave episodio avvenuto questa mattina a Brancaccio – recita una nota – perlopiù in un luogo simbolo di aggregazione e legalità come Museo intitolato a Pino Puglisi. Come rappresentante delle Istituzioni invito autorità e cittadini ad una forte presa di coscienza della deriva sociale ed educativa che purtroppo imperversa in vaste aree della città dove sono ancora presenti modelli educativi fuorvianti. Esprimo piena solidarietà ai ragazzi di Ancona aggrediti oggi a cui va la mia vicinanza e lancio un appello a tutte le istituzioni alla mobilitazione e alla costituzione di un tavolo tecnico affinché si forniscano insieme delle risposte concrete non fermandosi soltanto alle espressioni di solidarietà”.
“Mi auguro che si individuino in tempi celeri delle iniziative più marcate ed aggreganti allo scopo di sensibilizzare le autorità preposte a farsi carico di una situazione divenuta critica – sottolinea – e che non può restare senza un seguito che alimenti la cultura del rispetto e della legalità e possa chiamare ad un sussulto di dignità tutti i cittadini perbene di questa città affinché episodi del genere non si verifichino più”.
“Non ci rassegneremo mai al fatto che ci siano nella nostra città ragazzi, appena adolescenti, che sentono il bisogno di insultare e minacciare con coltellini in mano, un gruppo di studenti con i loro insegnanti provenienti da Ancona, in visita alla Casa Museo del Beato Padre Pino Puglisi. Non solo per il grave gesto compiuto nei confronti di questi ragazzi, ma anche per il rispetto che questi luoghi meritano”. Ad affermarlo è Federica Badami, segretaria generale Cisl Palermo Trapani.
“Riteniamo fondamentale che iniziative sulla memoria dei nostri eroi antimafia e sulla legalità vengano organizzate con maggiore frequenza in tutti i quartieri più a rischio, come è Brancaccio – aggiunge – e non solo in occasione degli anniversari. Bisogna inculcare in questi giovani il concetto di rispetto e memoria allo stesso tempo. Le istituzioni scolastiche fanno il possibile, ma forse sarebbe il caso di creare una vera e propria rete sociale con le istituzioni, parti sociali, associazioni, che in ogni quartiere possa far sentire la presenza dello Stato, della società civile, perché non bisogna lasciare mai solo chi pensa che la violenza e la prevaricazione siano la strada per relazionarsi con gli altri. La Cisl vuole come sempre fare la sua parte contro questa deriva sociale”.