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Strage di Licata, Alexandra diceva ai figli: “Lo zio grida ma poi gli passa”

Nuovi elementi escono fuori dalla strage di Licata dove Angelo Tardino, 48 anni, ha ucciso il fratello Diego, la cognata Alexandra Ballacchino e i due nipoti, Alessia di 15 anni e Vincenzo di 11. Dopo il folle gesto l’uomo, si è sparato alla tempia per poi spegnersi, dopo diverse ore, all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.  La tragedia si è consumata mercoledì mattina, dopo le 6.30. Angelo ha prima sparato al fratello che gli aveva aperto la porta, poi si è diretto in camera da letto eha ucciso Alexandra che stava ancora dormendo. Alessia, la figlia più grande, è stata colpita alle spalle mentre cercava di scappare mentre Vincenzo è stato colpito mentre si trovava sotto il letto dove stava cercando riparo avvolto da una coperta. Il killer ha utilizzato tre pistole.

Dopo il folle gesto il quarantottenne ha chiamato la moglie dicendole: “Li ho ammazzati tutti…”, subito dopo decide di contattare i Carabinieri. “Ho fatto una fesseria” ha detto a un maresciallo, quest’ultimo gli dice di consegnarsi ma l’uomo non ne vuole sentire parlare. E dopo una lunga chiamata, alla vista dei Carabinieri che erano riusciti a localizzare il cellulare, Tardino si spara.

Liti per i terreni

Nell’ultimo periodo le liti tra i due fratelli erano frequenti e Alexandra, la mamma di Alessia e Vincenzo, diceva ai figli: “Lo zio grida, ma poi gli passa”. La madre era molto presente con i figli, li seguiva a scuola ed era contenta del loro andamento scolastico. Alla base del folle gesto ci sarebbero contenziosi sui terreni: infatti Angelo non era soddisfatto della suddivisione fatta dal padre dei due uomini, sosteneva che Diego fosse sempre favorito dal genitore. I Carabinieri, nelle ore successive alla tragedia, hanno ascoltato l’anziano genitore dei fratelli Tardino.

Nella giornata di giovedì fiori e peluche hanno riempito gli istituti dei due ragazzi morti per mano dello zio, il Linares frequentato da Alessia Tardino e la media Marconi del piccolo Vincenzo. I dirigenti, i docenti ed i compagni hanno voluto ricordare le due giovanissime vite finite troppo presto. Alessia aveva parlato delle frequenti liti all’amica del cuore, ma le sue insegnanti non sapevano nulla.

Le parole della moglie dell’omicida

Dopo tutto quell’orrore, mi ha telefonato. ‘Li ho uccisi – ha detto in lacrime – pure i bambini. Ma loro che c’entravano? Ti prego perdonami, la mia vita è finita‘”. A parlare è la moglie di Angelo Tardino, Mariella Cammilleri. “In quel momento, al telefono, ha avuto un momento di lucidità dopo la follia. Gli ho detto: “Torna a casa, posa le pistole, io ti perdono”. Era un modo per prendere tempo e intanto avvertire le forze dell’ordine. Ma ha chiuso la conversazione“.

Liti quotidiane ma nessuno immaginava che potesse finire così. “Tremavo, piangevo, non riuscivo a credere che le liti continue tra i fratelli fossero arrivate fino a questo punto. Ho chiamato subito i carabinieri. E mi sono precipitata in caserma. Loro avevano già chiamato Angelo e lo stavano convincendo a consegnarsi. Io sentivo tutto in viva voce, era disperato. Una conversazione interminabile. Mio marito era deciso, diceva che voleva farla finita. C’erano i litigi quotidiani con suo fratello. Ma niente che facesse presagire tutto quello che è accaduto. Angelo era tranquillo, se avessi notato qualcosa di diverso, di preoccupante, sarei corsa dai carabinieri per fargli togliere le due pistole che aveva in casa, le utilizzava per sport“.

Adesso la moglie di Angelo ha paura per quello che potrà accadere, per i figli. ” Siamo andati via dalla palazzina dei Tardino, dove abita mio suocero. Siamo andati lontano. E ogni tanto i carabinieri passano a controllare“.

Quella mattina Mariella non si è accorta che il marito fosse uscito presto. ” È questo il mio cruccio più grande. Continuo a chiedermi: E se l’avessi visto, avrei capito? Avrei notato qualcosa di strano? Sarei riuscita a fermarlo? E perché non mi ha parlato?’. Ora devo pensare ai miei figli. Sono grata alle insegnanti, mi stanno aiutando. Almeno a scuola, non sono sola“.

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Published by
Redazione PL