Soufiane che ha salvato un bambino dalla morte. E un mese fa ha rischiato di morire

Il cuore, l’istinto, il passato messo da parte. Il coraggio che sopravanza la paura. C’è chi ci vedrà anche i primi passi verso un percorso di redenzione, di distacco definitivo da un mondo che sa come avvolgerti, una stretta stritolante a cui il destino sembra averti consegnato. Ma a volte proprio lo stesso destino disegna parabole imprevedibili e Soufiane Saghir è il simbolo più evidente di come in una città come Palermo – ma potremmo dire qualsiasi città dove le periferie possono diventare dannazioni eterne – nascere o crescere nella parte sbagliata può segnare un’esistenza.

DUE VITE SALVATE

Soufiane ieri ha salvato due vite. Non ci ha pensato un attimo a modificare la trama di una storia che stava per trasformarsi in tragedia. Due vite immerse nell’acqua e nel fango, tirate fuori per i capelli da chi non ha avuto la stessa fortuna. Perché Soufiane il baratro l’ha visto da vicino appena un mese fa. Un coltello ha provato a prendersi la sua di vita, a Passo di Rigano, una delle zone dove l’acqua ieri ha mostrato la sua forza devastante.

GLI SPACCAOSSA

Ridare la vita a volte ti fa sentire un po’ Dio. Capita di meno a chi quella vita la mette ogni giorno sulla strada, abituato a schivarne le insidie. Prima dell’agguato di Passo di Rigano, Soufiane era rimasto coinvolto nella storia delle truffe alle assicurazioni, l’inchiesta denominata in modo macabro “banda degli spaccaossa”. Ieri questo ragazzo di 23 anni si è spogliato di ogni fardello prima di mettere il mantello dell’eroe. Involontario, come paradossalmente involontarie possono definirsi molte parentesi meno esaltanti della sua esistenza. Perché comanda il cuore, non lo dimentichiamo. E se hai cuore il 15 di luglio è sicuro che l’avevi anche un mese prima o che l’avrai fra qualche giorno.

“SEI STATO TU…”

Sei stato tu a darmi la forza, piccolo. Grazie a tutti per i tanti messaggi. Dobbiamo aiutarci tra di noi, visto che chi dovrebbe farlo non ne è capace…” Questo il suo messaggio affidato ad un post sui social, a sovrastare la foto del bimbo che ha continuato a vivere, per un caso chiamato Soufiane. E poi una foto scattata da chi ha voluto rendergli omaggio. E una didascalia che è un calcio in bocca a chi ieri, nelle drammatiche e convulse ore che Palermo ha vissuto, non ha perso tempo per mettere ancora una volta una barriera tra noi e loro, tra il bianco e qualsiasi sfumatura di nero: “Questo ragazzo si chiama Soufiane Saghir e ha salvato un bambino di 2 anni e una signora. Come sempre il signor Salvini non perde mai occasione di tapparsi la bocca”. A volte il destino disegna parabole imprevedibili. E belle. Speriamo che Soufiane stavolta sappia seguirne la direzione.

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