SOLO A PAGAMENTO – Medico della mutua: da oggi finita la pacchia, tutte le visite tocca saldarle di tasca propria | Il ministero ha deciso così

Medico di famiglia - fonte pexels - palermolive.it
I medici di famiglia a pagamento? Una risposta privata alla carenza di medici di base e i costi nascosti del SSN
Nel territorio di Treviso, la grave carenza di medici di medicina generale ha aperto la strada a un’iniziativa che sta facendo molto discutere. Si tratta dei “Centri prime cure”, un servizio privato che si rivolge ai cittadini rimasti senza medico di famiglia, offrendo visite al costo di 20 euro. L’iniziativa, secondo i promotori, rappresenta un’alternativa concreta per chi non trova risposte nella medicina di base o nella guardia medica e desidera evitare il pronto soccorso per situazioni non urgenti.
A un primo sguardo il servizio può sembrare accessibile, ma nasconde costi ben più onerosi per i pazienti. Chi si rivolge a questi centri non riceve infatti prescrizioni valide nel Servizio Sanitario Nazionale. Questo significa che qualsiasi esame o terapia dovrà essere sostenuto in regime privatistico. Una tonsillite potrà comportare solo la spesa aggiuntiva per l’antibiotico, ma sintomi più complessi, come un dolore addominale o articolare, possono richiedere ecografie, esami del sangue o visite specialistiche tutte a pagamento.
A prendere posizione è stato l’Ordine dei Medici di Treviso, che ha ribadito come l’iniziativa non possa essere in alcun modo definita “medicina generale a pagamento”. Il ruolo del medico di famiglia, così come quello della continuità assistenziale, è definito per legge e prevede obblighi precisi all’interno del SSN. L’ambiguità nella comunicazione potrebbe indurre in errore i cittadini, spingendoli a credere che il servizio privato sia equivalente a quello pubblico, quando in realtà ne rappresenta solo una soluzione parziale e provvisoria.
Il vero nodo della questione riguarda l’ulteriore scivolamento verso una sanità privatizzata. Il fatto che i cittadini debbano ricorrere al pagamento per ricevere prestazioni essenziali è un segnale preoccupante: la sanità pubblica rischia di diventare un privilegio per pochi, perdendo la sua natura universalistica sancita dall’articolo 32 della Costituzione. Curarsi non dovrebbe dipendere dalle disponibilità economiche, eppure oggi anche un semplice malanno può trasformarsi in un ostacolo economico non indifferente.
La necessità di rendere attrattiva la professione
Alla base del problema c’è il progressivo abbandono della professione da parte dei medici di famiglia. Sovraccaricati da compiti burocratici e pressioni amministrative, molti professionisti decidono di ritirarsi in anticipo. Al tempo stesso, i giovani medici evitano la medicina generale, preferendo percorsi specialistici o trasferimenti all’estero, dove le condizioni lavorative sono migliori. È qui che la politica dovrebbe intervenire, rendendo nuovamente desiderabile e sostenibile questa figura centrale nel sistema sanitario.
Negli anni, il medico di famiglia ha perso molti dei suoi tratti distintivi. Il tempo dedicato alla relazione con i pazienti è stato eroso da burocrazia e adempimenti, trasformando l’ambulatorio in uno sportello amministrativo più che in un luogo di cura. Il rapporto medico-paziente, un tempo fondamento della medicina di prossimità, è diventato più fragile, meno continuativo e, spesso, oggetto di tensioni.
Spese crescenti e retribuzioni ferme
Anche dal punto di vista economico, la situazione è sempre più difficile. Le spese di gestione degli studi medici aumentano, mentre le retribuzioni restano ferme da anni. Questo squilibrio rende la professione poco appetibile per chi inizia e insostenibile per chi lavora da tempo. A farne le spese sono i pazienti, sempre più spesso privati di un punto di riferimento fondamentale per la salute quotidiana.
La nascita di centri come quelli di Treviso è il sintomo di un malessere profondo. Se la politica non prenderà coscienza dell’urgenza della situazione, il rischio è quello di perdere una delle colonne portanti del Servizio Sanitario Nazionale. Rendere il lavoro del medico di famiglia nuovamente centrale, rispettato e sostenibile è una delle sfide cruciali per evitare che l’universalità dell’assistenza sanitaria diventi solo un ricordo.