Sicilia: ecco il borgo ad abitanti zero, nessuno vuole vivere lì | Appena leggi il motivo capisci il perché
Borgo Guttadauro - fonte video - palermolive.it
Un progetto ambizioso, un borgo nato per la bonifica della Piana di Gela rimasto incompiuto e dimenticato
Tra le campagne del comune di Butera, in provincia di Caltanissetta, si trova Borgo Guttadauro, un piccolo centro rurale nato negli anni del fascismo. La sua fondazione risale al 1940, quando venne inserito all’interno di un vasto piano di bonifica agricola della Piana di Gela, promosso dal regime fascista e sostenuto dal Re Vittorio Emanuele III. L’obiettivo era quello di incentivare lo sviluppo dell’agricoltura siciliana e contrastare lo spopolamento delle campagne, attraverso la creazione di nuovi insediamenti abitativi.
Il borgo prende il nome da Emanuele Guttadauro, giovane militante originario di Gela, decorato con la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, per il suo sacrificio nella guerra civile spagnola, dove perse la vita nel 1938 a Teruel. La denominazione venne scelta in omaggio alla sua figura, simbolo di eroismo e dedizione patriottica, secondo l’ideologia del tempo.
La progettazione del borgo fu affidata all’architetto Gaetano Averna, che ideò un complesso strutturato e autosufficiente. Il piano urbanistico comprendeva una chiesa a croce greca, una scuola, una stazione dei carabinieri, una trattoria, uffici pubblici, un ambulatorio e diverse abitazioni. I lavori di costruzione iniziarono nel 1941 ma subirono un brusco rallentamento nel 1943, a causa dell’invasione americana durante lo sbarco in Sicilia, evento che colpì duramente molti dei progetti infrastrutturali in corso nell’isola.
Nonostante vari tentativi di rilancio negli anni successivi, il borgo non riuscì mai a svilupparsi completamente. Negli anni Sessanta, su iniziativa dell’allora parlamentare Salvo Lima, si tentò di rilanciare l’insediamento, ma i risultati furono parziali. Una lettera del 1963, inviata dal prefetto di Caltanissetta, descriveva una borgata praticamente deserta, abitata solo da pochi agenti di polizia e da un custode con la sua famiglia. Tuttavia, la scuola era ancora operativa, frequentata da una decina di bambini.
L’assegnazione a Butera e gli anni della speranza
Nel 1971 Borgo Guttadauro venne ufficialmente assegnato al comune di Butera. Per alcuni anni, negli anni Settanta, conobbe un modesto risveglio: la presenza delle monache dell’ordine di Sant’Anna e di un collegio per bambini, l’attività della caserma e l’uso della chiesa per celebrazioni religiose, mantenevano viva la comunità. Ma la mancanza di investimenti, unita a una gestione poco lungimirante, decretò il progressivo abbandono del borgo, culminato nella sua definitiva dismissione a metà degli anni Ottanta.
Fino al 1983, il borgo era ancora una meta per famiglie e turisti, frequentato soprattutto nei fine settimana. Si celebravano matrimoni e riti religiosi, segno che la memoria storica del luogo era ancora viva. Ma il tempo, l’incuria e il vandalismo hanno finito per cancellare quasi del tutto le tracce di quella breve rinascita. Negli anni Duemila, parte della chiesa crollò, segnando uno dei momenti più simbolici del declino del borgo.
Oggi un luogo abbandonato e saccheggiato
Oggi Borgo Guttadauro si presenta come un luogo fantasma, con edifici pericolanti e strutture saccheggiate. Le intemperie e l’assenza di manutenzione hanno reso inagibili le costruzioni. La chiesa, un tempo cuore della comunità, ha perso parte della sua struttura tra il 2004 e il 2005, a causa di crolli parziali.
Nonostante il degrado, non tutto è perduto. Nel 2020, l’ex presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha inserito il borgo all’interno di un piano regionale di riqualificazione, volto alla valorizzazione del patrimonio architettonico e storico dell’isola. L’auspicio è che questo luogo, carico di memoria e identità, possa tornare a vivere sotto nuove forme, come attrazione culturale e turistica.